Il fuggitivo
- Autore: Olav Hergel
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Iperborea
- Anno di pubblicazione: 2010
Quanto poco sappiamo di Europa! Proprio in questi giorni, con la crisi dei regimi nord africani e il timore di un “esodo biblico” da quelle terre verso l’Europa, il libro “Il fuggitivo” del giornalista danese Olav Hergel diventa di sconcertante e profetica attualità.
Pubblicato dalla Iperborea nel 2010, ma ambientato nel 2005 tra Iraq e Danimarca, questo avvincente romanzo non ha nulla di reale: i suoi personaggi sono invenzioni di fantasia, ma i lettori si accorgeranno di quanto ciò che viene raccontato sia purtroppo tragicamente realistico.
La storia è complessa e ricca di colpi di scena. In Iraq, presso Bassora, vi è una base militare danese, dove è stata inviata come corrispondente di guerra la bella e affascinate giornalista Rykke Lyngdal, spregiudicata e capace columnist del più diffuso quotidiano danese, il Morgenavisen, diretto da un manager che sa poco di giornalismo ma molto di marketing. Il suo giornale pubblica solo ciò che è gradito dalla opulenta borghesia danese, paga delle sue ville sullo stretto, dei suoi magnifici campi da golf, delle beauty farm, delle vacanze esotiche a Bali. Ma Rykke viene rapita da un gruppo di terroristi tra i quali vi è un ragazzo giovanissimo, Nazir Osmani, deciso a vendicare la morte di suo padre, un impiegato di banca iracheno ucciso senza ragione da una pattuglia americana e non soccorso dai soldati danesi. Le cose si stanno mettendo davvero male, ma tra la bella Rykke e il diciassettenne dagli occhi azzurri scocca una scintilla. Nazir non è un vero terrorista e non se la sente di ucciderla; la lascia libera, contando sul fatto che la giornalista non riveli al mondo il suo tradimento alla causa della vendetta familiare, cosa che lo condannerebbe a morte certa. La storia si sposta a Copenaghen, dove Rykke diviene un’eroina, contesa dai media che non sospettano il suo aiuto ad un terrorista. Ma un giornalista complessato, Arne Hansen, attivista della destra xenofoba che in Danimarca riscuote un grande successo popolare, intuisce che Rykke sta mentendo e si mette ad investigare sul suo rilascio, sulle sue dichiarazioni di cui presto scopre l’inverosimiglianza. Qui la storia passa dalle vicenda romanzesca alla cronaca della vita politica della civilissima Danimarca. L’odio per gli immigrati, la paura che la loro presenza danneggi il benessere raggiunto dal piccolo fortunato regno, l’alleanza con gli Usa di Gorge Bush spingono la maggior parte dei giornali e dei partiti politici ad una politica xenofoba, razzista, discriminatoria nei confronti degli immigrati e dei rifugiati, anche se ammantata da affermazioni solo formalmente “politically correct”; ne esce un quadro di egoismo nazionalista contrastato solo dalla Svezia, che soprattutto nella parte finale del romanzo, la più coinvolgente, sembra voler dare una lezione di democrazia solidale a chi, al contrario, sembra averla del tutto smarrita. Il dubbio che coglie i protagonisti, incerti se seguire leggi severissime che il paese scandinavo si è dato o la voce insistente della propria coscienza, attraversa gran parte della narrazione, stringata e fluente, anche se molto articolata e problematica. Una bella lezione anche per noi, che negli ultimi anni ci siamo trovati ad attuare la politica dei “respingimenti” e che in queste ore, per venire incontro agli enormi problemi che la Storia ci sta improvvisamente proponendo, chiediamo aiuto all’Europa: quale Europa, mi chiedo dopo aver letto questo durissimo romanzo-verità?
Il fuggitivo (Ombre Vol. 1)
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