L’immigrato
- Autore: Olav Hergel
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Iperborea
- Anno di pubblicazione: 2012
La Danimarca è un paese piccolo, ricchissimo, che ospita circa duecentomila immigrati, provenienti da tutte le aree povere del pianeta, ma è anche un piccolo regno razzista. Questo ci racconta nel suo intenso e coraggioso romanzo “L’immigrato” lo scrittore e giornalista Olav Hergel, già autore del riuscitissimo “Il fuggitivo”.
La protagonista femminile di entrambi i romanzi, la giornalista quarantenne, bionda e piacente, Rikke Lyngdal, ritorna qui a sfidare di nuovo perbenismo, conformismo, opportunismo che dominano il mondo della politica e dell’informazione in Danimarca. Il quadro che ci presenta Rikke è la testimonianza che non siamo riusciti a costruire un politica europea unica: le divisioni feroci che separano i partiti e gli organi di informazione nel piccolo regno nordico ci appaiono la metafora di quel che sembra accadere anche nel resto di un’Europa in crisi, sempre più divisa, dove il problema dell’immigrazione e dell’integrazione degli stranieri continua ad essere lo spartiacque tra la civiltà del futuro ed un presente ancora ambiguo e incerto su cosa significhi davvero completa integrazione. La società danese ci viene presentata, almeno nei suoi rappresentanti istituzionali, come certamente islamofobica.
La storia narrata è quella della famiglia di Zaki, un diciannovenne proveniente dal Marocco, bravissimo ed intelligente, che ha appena conseguito la maturità in un liceo di Copenhagen. Il ragazzo è l’orgoglio dei genitori, la madre Rabia, che pulisce uffici in centro, e il padre, anche lui inserito in un’azienda della capitale dove è stimato ed apprezzato. La famiglia ha costruito una solida presenza in Danimarca, ne parla la lingua, ne condivide i valori, ne segue le leggi. Eppure proprio la sera del suo esame, per festeggiare, Zaki va in discoteca con i suoi più cari amici, con il cappello che ne testimonia l’avvenuta maturità, ma mentre aspetta paziente in coda di entrare, si trova davanti il buttafuori del locale che lo ferma, gli dice di aspettare il suo turno, ma in realtà lo prende in giro, lo provoca, lo rimanda indietro fino a provocarne l’esasperata reazione che si conclude con una rissa feroce. L’uomo, forte e violento, attacca i giovani immigrati e nella colluttazione rimane ucciso da una coltellata. Il morto è un padre di famiglia esemplare, che lascia una moglie incinta e una figlia piccola. Il fatto suscita un’enorme emozione e tutto il paese ne appare sconvolto, rinfocolando razzismo e voglia di vendetta.
Da qui parte la storia delle indagini della polizia, ma soprattutto di Rikke, che si trova coinvolta fino al collo nella vicenda che appare molto diversa da come era sembrata all’inizio e che le pone problemi morali e deontologici che noi lettori siamo chiamati a fare nostri.
Il romanzo è incalzante, i colpi di scena si susseguono, vengono alla ribalta uomini politici, lo stesso primo ministro, i membri del suo governo, gli oppositori, tutti alla ricerca di visibilità e di consensi, mentre i più innocenti pagano per ristabilire la verità e la giustizia prezzi altissimi. Un romanzo etico, una volta in più, e grazie alla casa editrice Iperborea conosciamo pezzi di società nordeuropea che difficilmente sono raccontati dai nostri quotidiani e ci rendiamo conto di condividere problemi irrisolti, nodi inestricabili, difficoltà di convivenza in un mondo dove è più facile far circolare le merci che gli uomini e la loro dignità. Il personaggio di Rikke si conferma davvero riuscito, le sue coraggiose inchieste ci raccontano un giornalismo militante che per fortuna non è ancora morto.
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