Il futuro di una volta di Alessandro Chiometti

Ho già avuto occasione di parlare della giovane e dinamica casa editrice “I Senzatregua”, attenta, già a partire dalla gara di scrittura“ Riflessi sul Lago” e alla collaborazione con il Festival Giallogarda, ai talenti emergenti che coltiva e valorizza con passione e dedizione. Al suo attivo ha già 25 titoli di vario genere, anche se è evidente una particolare attenzione ai campi della fantascienza, del fantasy e del giallo.
E di fantascienza si parla in questi otto gustosi racconti contenuti nel volume Il futuro di una volta (I Senzatregua, 2023) il cui punto di forza non è il sogno, per quanto realistico, di una tecnologia avanzata e di un mondo fatto di viaggi interstellari e spazio-temporali, ma la forte componente ironica che li scardina dalla rigidità del genere letterario specifico per renderli universali e accessibili anche a chi non abbia tra le proprie preferenze i mondi futuristici attraversati da razzi e astronavi e pullulanti di robot più o meno asserviti all’uomo.

Alessandro Chiometti, già fra gli organizzatori del Terni Horror Fest, è apprezzato autore con varie pubblicazioni al suo attivo e vari riconoscimenti guadagnati in diversi concorsi letterari. Per il suo esordio con I Senzatregua ha scelto quello che, come spiega nei ringraziamenti finali, è stato il suo primo amore letterario, la fantascienza; e lo ha fatto, coraggiosamente, scegliendo la forma del racconto, notoriamente molto meno apprezzato dai lettori rispetto al romanzo. Un giudizio che sarebbe bene rivedere, specialmente quando ci si trova davanti a racconti appassionanti e ben costruiti come questi.
Non sono stati scritti di getto, ma in un arco temporale di ben dieci anni, e, specialmente i primi, sottoposti a diverse revisioni.
Si parla ad esempio, in un’inquietante e divertente narrazione, di tempo: il tempo dei viaggi, al centro di un dibattito scientifico e di una prova pratica dalle conseguenze non ben calcolate, poiché l’elemento tempo è inscindibile dall’elemento spazio. Ma non si tratta dell’unico tema appassionante: si parla infatti di intelligenza artificiale, di interesse economico contrapposto alla volontà di evitare ulteriori conflitti, di mutazioni genetiche sottovalutate nell’urgenza della ricerca di una nuova possibilità di vita, di angeli che si fanno prendere da dubbi riguardo all’eticità del loro lavoro, e perfino di quattro storie, intrecciate fra di loro, che evitano nientemeno che il reset del pianeta Terra. Chissà se Lucio Dalla avrebbe mai immaginato che proprio una sua canzone, un giorno, avrebbe salvato l’umanità…

Nella sua post-fazione (che vi consigliamo di leggere in quanto contiene molto di più dei semplici ringraziamenti) Chiometti prende le distanze dalla distopia, affermando che, al giorno d’oggi, nella letteratura fantascientifica ce n’è fin troppa; in realtà, un pizzico di distopia fa sempre capolino da ogni fantascienza che si rispetti e questi racconti non fanno eccezione. Non si tratta della distopia degli oscuri regimi e dell’oppressione di intere popolazioni da parte di dittatori senza scrupoli, ma dell’incertezza di un futuro a dir poco difficile al quale ci ha condotto un presente fatto di trascuratezza e sconsideratezza.
Sono racconti poetici che ci proiettano in un mondo ipotetico, ma sono anche lo scenario in cui si muovono personaggi profondamente umani, più ricchi di debolezze che di forza, che sentiamo vicini a noi proprio per certe loro disarmanti peculiarità, per il loro essere incrollabilmente sicuri di tutto e di niente, per la loro incapacità di accettare le sconfitte.

Qualcuno potrebbe obiettare che diversi elementi presenti in questi racconti, come ad esempio la macchina del tempo, non sono certo una novità: certamente, rispondiamo, e Chiometti non nasconde le fonti alle quali si è abbeverato. Anzi, le elenca con precisione in un’appendice che costituisce anche un valido consiglio per chi si stia avvicinando al genere fantascientifico e voglia iniziare dalle basi.
Completano il volume una bellissima prefazione a cura di Enrico Luceri e un’interessante appendice sui viaggi nel tempo, che ci spiega, in modo facile ed esauriente, perché “sono impossibili”.