Il libro del destino di Grégory Samak

"Il libro del destino" (Casa Editrice Nord, 2015) è come il carillon che il protagonista Elias Ein tiene e custodisce gelosamente: uno scrigno di belle speranze e di tristi ricordi che avrebbe tanto in più da dire!

Questo romanzo di Grégory Samak prende il via da una partita a scacchi tra un piccolo campione ebreo, in un campo di sterminio, e un giovane ufficiale nazista, che promette la salvezza per lui e i suoi familiari, se saprà sconfiggerlo.

In realtà, senza rivelare altro, che potrebbe far perdere la legittima curiosità del lettore, quello è solo l’incipit di una avventura, dove tutto è collegato e dove ogni singolo personaggio gioca un ruolo importante nella Storia.

Ma seppure la lettura sia semplice e godibile, manca di architettura, cioè di quel necessario impianto narrativo, che fa da spartiacque tra un "tentativo" e un vero e proprio romanzo.
Non voglio sminuire la scintilla che è alla base del racconto, ma si ha la sensazione, soprattutto alle battute finali, di qualcosa di precocemente risolto, di poco approfondito.
Quantunque la narrazione sia piacevole e scorrevole, avrebbe potuto essere maggiormente coinvolgente e incisiva, tanto che, fino alle ultime righe, ti rimane la sensazione, per dirla in un linguaggio culinario, di un antipasto che avrebbe potuto diventare la pietanza principale.

Voglio giustificare l’autore, in quanto alla sua opera prima, sperando in una sonora smentita in un eventuale lavoro successivo.

“Erano due naufraghi, arenati su un continente accerchiato dalle maree dell’oblio.”