Il mandarino meraviglioso
- Autore: Asli Erdogan
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2014
Asli Erdogan, la scrittrice turca accusata dal governo di essere una simpatizzante del PKK, è ammalata in carcere e rischia l’ergastolo. Scrittori e scrittrici si sono mobilitati, librai hanno organizzato letture di brani del suo libro “Il mandarino meraviglioso” per suscitare indignazione e spingere il regime turco a liberarla. Il libro che l’ha resa famosa in Italia, pubblicato da Keller nel 2014 e tradotto da Giulia Ansaldo, è pieno di pagine liriche, straordinarie, per certi versi più vicine al linguaggio della poesia che a quello della narrativa.
I racconti della prima parte del libro, tutti collegati tra loro, raccontano la totale infelicità di una giovane donna turca, trasandata, spettinata, rigorosamente vestita di nero, con una benda sull’occhio sinistro, un occhio perso, che si aggira solitaria nelle strade di Ginevra. È notte, e la città sulle rive del lago Lemano nel suo centro storico è quasi deserta: i ricchi svizzeri non escono di sera, e alberghi, negozi, banche, strade, popolate di giorno, appaiono spettrali; gli unici quartieri abitati sono quelli degli immigrati, delle prostitute, dei frequentatori di locali dove si beve per dimenticare il paese d’origine. La donna in nero, con un occhio dolorante e stillante umori dalle bende che a stento lo coprono, si aggira per la città nel ricordo di Sergio, lo spagnolo con cui ha avuto un rapporto d’amore intenso e che l’ha abbandonata, e con Michelle, il personaggio femminile creato dalla sua fantasia di scrittrice, una donna bellissima con una tigre tatuata su una spalla. Realtà e fantasia letteraria, nostalgia per la città d’origine, Istanbul, abbandonata, si mescolano in una dolorosa ricerca del significato della vita e della morte. La mancanza di un occhio, la perdita della profondità della visione della realtà, divengono piano piano una forma di cecità simbolica che impediscono alla ragazza di percepire a fondo il luogo dove si trova :
“Il mio mondo interiore in rovina poteva trovare pace soltanto là, nella Città Vecchia, monumentali, sontuose rovine, desolate ma piene di spiriti, fantasmi, ricordi. Laggiù il mio passato poteva chiudersi in una gabbia sicura, potevo osservare per la prima volta questa città lontana, che ancora mi era estranea. Avevo perso un occhio, il mio sguardo, di conseguenza il mio essere, si era dimezzato ma ormai era come se vedessi più profondamente”.
Ginevra, città in cui sono stati esuli Rousseau, Nabokov, Hesse, Lenin, ora è un posto dove sedersi a un caffè e scrivere è qualcosa di inusuale. Ginevra, dove tutto è pulito, ordinato, asettico, rimanda nel libro all’altra città amata dalla scrittrice, che nella seconda parte del libro, intitolata Un visitatore dal paese del passato, diventa protagonista assoluta. Il narratore ricorda, anche lui da Ginevra, l’anno trascorso dalla morte di cancro della amatissima moglie, e il ricordo della perdita della donna si mescola inevitabilmente con quello di Istanbul, la patria perduta. In un lungo percorso in taxi ripercorre le vie che portavano verso la sua casa, nel quartiere di Umranyie, “un quartiere che non può essere altro che di colore grigio”, nel ricorso della vita con la donna amata, e della sua tragica malattia dalla quale lui era fuggito. Ora, con la ultima lettera di lei in mano, si pente di non averle tenuto la mano fino alla fine...
“Non so perché ma sono le montagne che più mi fanno pensare a lei. Come se nel saggio silenzio delle vette trovassi la sua anima. Le montagne, così vicine, così distanti, così comprensibili, irraggiungibili, oggi mormorano una poesia che ho decifrato con incertezza. Sono versi persi in un’anima smarrita, ma i sussurri rivelano un segreto, sorrido loro con gli occhi bagnati di lacrime”
parole di una scrittrice a ragione inserita nella classifica dei cinquanta Writers of future, preghiamo perché Asli Erdogan sia liberata presto da una carcerazione terribile e ingiusta.
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