Il manicomio di Malta di Vito Flavio Valletta

Il genere “noir” è un genere abbastanza controverso, macchinoso e fortemente psicologico. Esula da quegli stereotipi classici tipici dei gialli e dei thriller per focalizzarsi sull’atmosfera tetra e cupa che avvolge interamente il racconto. Infatti, il crimine, il più delle volte, risulta celato e poco intuibile.. Questo, dunque, lascia spazio a temi dal carattere forte e marcato come, in questo caso specifico, la follia.
Da quanto appena asserito, appare chiaro che scrivere (e riuscire a pubblicare) un romanzo “noir” non è cosa semplice. Il giovane Vito Flavio Valletta, però, ci è riuscito al primo colpo con il suo romanzo d’esordio: Il Manicomio di Malta, edito dalla casa editrice Nulla Die nel gennaio del 2018.

Le descrizioni, paesaggistiche e non, risultano molto dettagliate, così come quelle dei personaggi che regalano al lettore un’immagine ben delineata.
Il protagonista è l’agente speciale Harry White che, al suo primo incarico sotto copertura, si ritrova catapultato in una struttura psichiatrica sita nell’isola di Malta. Lo scopo del suo incarico è cercare di dare una risposta a due misteriose sparizioni avvenute, a quanto pare, nel nulla. Ed è proprio lì, non appena approdato sull’isola, che cominciano i dubbi, le paure e le ansie: “Di quali persone fidarsi?”, “Chi sono i buoni? E chi i cattivi?”, “Perché nessuno mostra interesse per le persone scomparse?”, “Quali segreti nasconde il Manicomio di Malta?”.

Il compito di Harry White, grazie anche alla crescente narrativa adrenalinica, si trasforma in un incubo dove l’agente speciale dovrà fidarsi solo di se stesso e delle sue capacità.
In conclusione, trama e personaggi sono più che buoni, riuscendo a dar vita ad un gran racconto che ha già raccolto numerosi consensi da parte di pubblico e critici. Certo, se Valletta decidesse di realizzarne un seguito, sarebbe apprezzabile raccogliere quanto fatto di buono con questo primo romanzo.