Il mio nome è Victoria
- Autore: Victoria Donda
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2010
Il nostro nome proprio, quello che portiamo e sentiamo ripetere ogni giorno, il più delle volte viene da noi percepito in modo scontato. Ci piace, non ci piace, lo detestiamo, lo comprimiamo in buffi diminutivi, lo camuffiamo dietro a improbabili soprannomi, a volte lo annulliamo a favore di più portabili secondi nomi. Vero è che certi genitori, per i nomi che hanno imposto ai figli, dovrebbero ricevere quantomeno un avviso di garanzia. Ma in definitiva il nome, quello a cui Shakespeare, in “Romeo e Giulietta”, nega la benché minima importanza e che, al contrario, Pirandello, ne “Il fu Mattia Pascal”, esalta come basilare, è molto più di una parola scritta su di un documento. E’ vita che viene offerta e che può essere tolta. Lo sa bene Victoria Donda, e lo si capisce già dal titolo di questa sua autobiografia, una frase fortemente affermativa, che si impone verso il lettore, ma soprattutto verso la stessa autrice, come una nuova consapevolezza: il mio nome è Victoria.
Victoria Donda è la più giovane parlamentare argentina, ma non solo questo. E’ figlia di desaparecidos, e ha saputo di esserlo solo verso i 27 anni: fino ad allora aveva creduto i suoi veri genitori una coppia sterile alla quale era stata “assegnata” ancora in fasce, dopo che suo padre era stato ucciso prima di vederla nascere, mentre sua madre, subito dopo averla partorita, era stata eliminata in uno dei famigerati “voli della morte”. Ancora più raccapricciante è il fatto che artefice della cattura e dell’uccisione dei genitori di Victoria sia stato suo zio, il fratello di suo padre, e che il padre “adottivo”, da lei creduto un innocuo militare a riposo, sia stato in realtà uno spietato responsabile di torture e omicidi. In pochi giorni tutto, intorno a lei e dentro di lei, si è rovesciato: non era più Analìa, ma Victoria. Non più la primogenita di una normale famiglia con i suoi alti e bassi, con gli inevitabili contrasti e con i momenti sereni, ma figlia di qualcuno che non conosceva.
Come risulta ormai chiaro, quello che ci troviamo fra le mani non è un romanzo, ma una precisa e sconvolgente testimonianza di un qualcosa che molti conoscono per sentito dire, ma pochi hanno approfondito. La lettura dei fatti, così come Victoria li racconta, nudi e schematici, ricchi di riferimenti alla situazione politica argentina, può sembrare lenta e piuttosto pesante, e poco coinvolgente dal punto di vista emotivo. Questo è dovuto da un lato alla necessità di lasciare una testimonianza che sia il più possibile esauriente, dall’altro al fatto che Victoria non indaga nei propri sentimenti perché, probabilmente, lei stessa ancora non li capisce, e forse non ci riuscirà tanto presto. Il suo continuare a voler bene alla propria famiglia adottiva può addirittura far inorridire il lettore, che si chiederà come sia possibile amare un assassino: ma Victoria lo ha creduto un buon padre per 27 anni, e tutto questo non si cancella con un colpo di spugna. Victoria sta cercando di ritrovare la propria origine, aiutata da un filo che potrebbe essere una semplice coincidenza: lo stesso impegno politico dei suoi veri genitori, come un legame di sangue che li unisce. Può essere normale, in un Paese dove il popolo è abituato a questo genere di lotte, ma per Victoria è la certezza delle sue radici.
Leggere questo libro è condividere la sofferenza altrui, e imparare dagli errori di un popolo e da certe situazioni che, a volte, potrebbero ricordarcene altre che ci sono familiari.
Il mio nome è Victoria
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