Il poeta deve avere uno sguardo puro, trasparente, uno “sguardo bambino” capace di abbracciare l’essenza delle cose nella sua interezza. Fernando Pessoa, in una delle sue poesie più spensierate e sincere Il mio sguardo è nitido come un girasole (1914), teorizza una personale filosofia di vita.
Il grande autore portoghese, il poeta dell’inquietudine, moriva il 30 novembre 1935 a soli 47 anni. Quel giorno si spegneva a Lisbona una delle menti più poliedriche del Novecento: l’uomo che rimase sempre fanciullo, grazie al suo sguardo luminoso come un girasole.
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Fernando Pessoa scrisse questa poesia mascherato dietro l’eteronimo di Alberto Caeiro, che considerava una delle sue identità poetiche fittizie più importanti. Tra gli eteronimi, Alberto Caeiro è il Maestro: ma un maestro anomalo che insegna a disimparare, a liberarsi di ogni certezza e verità. È l’anti-filosofo per eccellenza, l’anti-metafisico, che promuove il ritorno a un sentire primigenio e primitivo e afferma che “le cose non hanno significato, hanno esistenza”.
A proposito di Caeiro, Pessoa scrisse:
Se esiste una parte della mia opera che abbia una ‘impronta di sincerità’, questa parte e l’opera di Alberto Caeiro.
L’impronta di sincerità di cui il poeta parlava si riflette appieno nella disarmante trasparenza di O meu olhar é nítido como um girassol poema tradotto in italiano come Il mio sguardo è nitido come un girasole.
La poesia è contenuta nella raccolta Il guardiano di greggi (Passigli editore, 2007) che trae ispirazione dalla tradizione bucolica per mostrare una visione della vita - e della natura - che è contemplazione pura.
Pessoa in questa raccolta, una delle sue celebri, tesse un elogio delle “cose senza presente” che devono essere semplicemente viste e non pensate, perché il pensiero corrompe (“pensare è non capire”, dice il poeta) la percezione limpida e originaria del mondo.
La poesia che meglio esprime l’ideale di Fernando Pessoa è proprio Il mio sguardo è limpido come un girasole.
Scopriamone testo, analisi e commento.
“Il mio sguardo è nitido come un girasole” di Fernando Pessoa: testo
Il mio sguardo è nitido come un girasole.
Ho l’abitudine di camminare per le strade
guardando a destra e a sinistra
e talvolta guardando dietro di me.
E ciò che vedo a ogni momento
è ciò che non avevo mai visto prima,
e so accorgermene molto bene.
So avere lo stupore essenziale
che avrebbe un bambino se, nel nascere,
si accorgesse che è nato davvero.
Mi sento nascere a ogni momento
per l’eterna novità del Mondo.Credo al mondo come a una margherita,
perché lo vedo. Ma non penso ad esso,
perché pensare è non capire.
Il Mondo non si è fatto perché noi pensiamo a lui,
(pensare è un’infermità degli occhi)
ma per guardarlo ed essere in armonia con esso.Io non ho filosofia: ho sensi.
Se parlo della Natura, non è perché sappia ciò che è,
ma perché l’amo, e l’amo per questo
perché chi ama non sa mai quello che ama,
né sa perché ama, né cosa sia amare.Amare è l’eterna innocenza,
e l’unica innocenza è non pensare.
“Il mio sguardo è nitido come un girasole” di Fernando Pessoa: analisi e commento
La poesia di Pessoa si propone come un elenco di sensazioni primarie che tendono a sottolineare la singolarità dell’istante. L’attimo fugge in un lampo, il tempo si sgretola tra le nostre dita e in un attimo è già passato, rimane solo il nostro sguardo capace di fotografare l’istante nel bagliore sfolgorante che anticipa la sua fine.
Ne Il mio sguardo è nitido come un girasole il poeta sembra rinascere al mondo verso dopo verso, grazie alla sua capacità di cogliere la novità insita nella vita e di abbracciarne il senso costante di scoperta e rivelazione.
Nel rapporto originario con la natura Pessoa coglie la poesia stessa, che è proprio come un fiore che nasce spontaneamente senza chiedere altro che il sole e un lembo di cielo azzurro a fargli da guida.
Camminando per le strade il poeta recupera lo “stupore essenziale”, che è una caratteristica tipica dell’infanzia. Da bambini osserviamo ogni cosa con sorpresa, niente ci viene mai a noia, tutto è scoperta e invenzione. La vista e l’udito sono le sensazioni più organiche e spontanee che ci riconducono alla purezza dell’infanzia, quando ancora la mente si nutre di pure sensazioni e non è corrotta dal pensiero. Pensare, scrive in un verso significativo, è “un’infermità degli occhi”.
Il poeta dell’inquietudine rinnega la filosofia in nome della percezione, del sentire spontaneo:
Io non ho filosofia, ho sensi
In questi versi Pessoa teorizza l’inconciliabilità tra pensiero e sentimento. La sua poesia è da intendersi come un esercizio di trascendenza, un invito a vedere “con la facoltà di togliere tutto tranne il visibile”. Spogliando le cose dalle categorie spaziali e temporali, rivelandole nella loro essenza, troveremo la sola realtà che meriti di essere guardata.
Nella conclusione il ragionamento si chiude come un cerchio, riportandoci al punto di partenza, dunque allo stupore spontaneo, primigenio dell’infanzia:
L’unica innocenza è non pensare
Questa innocenza dal poeta è ricondotta all’amore, il sentimento più spontaneo che nasce e sboccia di per sé, senza necessità di essere coltivato o alimentato.
L’amore è uno dei grandi misteri del mondo perché “chi ama non sa mai perché ama”, è un sentimento che si nutre solo di sé stesso e, per l’appunto, dello “stupore essenziale” in cui rivive l’eterna innocenza dell’anima.
La poesia di Fernando Pessoa è un tentativo di educare il nostro sguardo, e di farlo fiorire proprio come un girasole. Non è un fiore come un altro, Pessoa sceglie proprio la pianta caratterizzata dall’eliotropismo: che insegue gli spostamenti del sole
Un invito a rivolgere il nostro sguardo verso l’alto o, forse, all’interno dell’anima per cogliere lo splendore più recondito delle cose.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Il mio sguardo è nitido come un girasole”: la poesia pura di Fernando Pessoa
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