Il mondo secondo John Ford
- Autore: Alberto Crespi
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2023
“Mi chiamo John Ford: faccio western”. La lapidaria incisività dell’asserzione rivela del regista tanto quanto, e forse più di un simposio in sua memoria.
Fin dagli esordi l’impronta filmica di Ford si impone come inconfondibile: trame ambientate nei grandi spazi aperti della frontiera americana, indiani e cowboy protagonisti dell’odissea stelle e strisce, sul filo apparente del manicheismo e del razzismo verso i pellerossa, comprimari immancabili del cinema fordiano, immancabilmente cattivi.
Insomma: la produzione western di John Ford è stata imponente, sorretta da un talento visivo che ha fatto sì che, a più riprese, Orson Welles lo battezzasse come “il più grande regista di sempre”. In apparenza legato agli ideali della tradizione americana, di fatto spirito da irlandese immigrato, fedele financo alle proprie contraddizioni, John Ford è stato film maker tematicamente più complesso di quanto non individuino le sue traduzioni sommarie.
Sullo sfondo archetipico di totali larghissimi, della costante topica dell’Ovest, di una natura immanente quanto amorale, Ford è stato l’aedo di uomini rudi e delle loro imprese. Uomini della tempra di John Wayne (21 film insieme), Henry Fonda, Lee Marvin: eroi e antieroi, alle prese con le asperità della vita pur di assecondare sogni e destino. Soltanto a una prima visione i western di John Ford – il paradigmatico Ombre rosse (1939), Sfida infernale (1946), Il massacro di Fort Apache (194), il capolavoro Sentieri selvaggi (1956)...- paiono poggiare sui valori rigidi dell’individualismo, della giustizia, della stereotipia famigliare, dell’orgoglio di essere americani. A un’analisi meno pregiudiziale il cinema di John Ford comprende invece la (com)presenza di aspetti controversi, specchio ulteriore di quella frontiera americana di cui il regista è stato cantore per antonomasia.
Muovendo proprio da Ombre rosse, Alberto Crespi firma per Jimenez Il mondo secondo John Ford, forse il libro meno pedissequo e dunque denso di valore e suggestioni aggiunti, della bibliografia sul regista.
Un dettagliato piano-sequenza sui suoi temi, impliciti ed espliciti, a partire dalla pellicola perfetta, la più studiata della sua infinita filmografia: ciascuno dei nove passeggeri della diligenza, diventa pre-testo per un capitolo del saggio di Crespi: l’eroe fordiano tipicizzato da Ringo (John Wayne), la “prostituta” Dallas (Claire Trevor) rivelatrice di un’insospettabile attenzione del regista al “femminile”. Il medico irlandese Josiah Boone (Thomas Mitchell) a metaforizzare il legame con la sua terra d’origine. Il venditore Samuel Peacock (Donald Meek) evocativo di una dipendenza alcolica da Ford sperimentata di persona, e così via. Oltre ai campi lunghi e strettissimi suggeriti dai nove viaggiatori, il microcosmo fordiano secondo Alberto Crespi prevede altri due capitoli (tra i più interessanti) dedicati ad altri due aspetti-archetipo di Ombre rosse. Uno (capitolo 10) dedicato ai famigerati indiani, dei quali il critico cinematografico dettaglia puntualmente, a cavallo di storia, bibliografia e cinematografia (bravo, bravissimo). L’altro (capitolo 11) dedicato alla Monument Valley: un luogo dello spirito. Il paesaggio distese a perdere di terra e polvere in cui si snodano le vicende di un film divenuto sinonimo di Far West.
Dunque ancora e sempre Ombre rosse. Un film che è quasi un noumeno.
Un libro che lo declina in undici capitoli a tema. Un viaggio originale/trasversale nel mondo duro per uomini duri di John Ford. Con un intento, in ultima analisi, quasi spiazzante, benché dichiarato da Crespi sin da inizio libro: rintracciare tra gli anfratti meno evidenti del mondo cruento di John Ford, la poesia che lo attraversa per antitesi.
Questo libro è il tentativo, forse folle e disperato, di raccontare la poesia di Ford. Per provarci ho inventato un percorso che non è cronologico, né di genere (i western e i non western). Un percorso tematico partendo da un film. Ombre rosse, il film dove tutto è cominciato., il film che mi ha fatto incontrare Ford. Il film preferito, che Orson Welles adottò come manuale vedendolo decine di volte prima di girare Quarto potere.
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Il tentativo di Crespi è del tutto riuscito: Il mondo secondo John Ford è un saggio bello e compiuto. Da leggere e meditare.
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