Il picciotto e il brigatista
- Autore: Roberto Gugliotta e Giovanna Vizzaccaro
- Genere: Politica ed economia
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2010
Siamo nell’Italia degli anni Settanta, anni in cui le Brigate Rosse iniziano quel percorso di sangue che culminerà con l’assassinio di Aldo Moro. Francesco, brigatista arrestato per rapina a mano armata, viene rinchiuso nel carcere di Cuneo, dove conosce Vincenzo, esponente di spicco della mafia siciliana. Con il passare del tempo, i due instaurano un rapporto di amicizia solido e duraturo. Insieme riescono a sopportare la durezza e la brutalità della vita carceraria. Una vita fatta di leggi non scritte e di codici interni tra i vari clan di detenuti, di continue provocazioni e pestaggi subiti dalle stesse guardie carcerarie.
Il carcere è un microcosmo, con le sue regole e le sue gerarchie, ben lontano da ciò che accade fuori. Un mondo a sé stante in cui imparare presto a sopravvivere, cercando tutti i giorni di non impazzire e di salvare la pelle. Una realtà nella quale i comportamenti dei reclusi e dei secondini vengono condizionati dalle vicende politiche e di cronaca esterne di quel periodo.
La storia riprende un fatto vero: alcuni detenuti per mafia avrebbero dovuto uccidere, eseguendo precisi ordini dall’alto, molti compagni di prigione appartenenti alle Brigate Rosse. Tra questi, anche Alberto Franceschini, uno dei fondatori. Ma gli uomini d’onore disattesero quelle richieste, scegliendo di dissociarsi dalle cosche e rischiando la vita piuttosto che eliminare chi, con loro, aveva condiviso privazioni, umiliazioni e violenze oltre misura.
Il picciotto e il brigatista (Fazi, 2010) è uno spaccato dell’Italia politica di quegli anni. Un periodo di forte instabilità, costellato di attentati, omicidi, gambizzazioni e rapimenti da parte di chi aveva deciso di sovvertire con il sangue l’ordine sociale e lo Stato. Ma il libro ha soprattutto il pregio di aprire uno squarcio su un possibile e inquietante connubio fra schegge impazzite delle istituzioni e criminalità organizzata, allo scopo di sconfiggere il terrorismo. Un intreccio tra apparati dello Stato, servizi servizi segreti, mafia e camorra.
In parte romanzo, in parte saggio storico, queste pagine scavano nel profondo del tessuto politico-sociale di quel periodo, nel tentativo di comprendere e analizzare che cosa abbia rappresentato la stagione degli anni di piombo. Quali fossero le speranze, gli obiettivi, le illusioni di tanti giovani che sacrificarono la propria vita sull’altare del mito della rivoluzione proletaria. E, soprattutto, a quali compromessi una parte della politica fosse scesa per comabattere l’eversione.
"Anche la mia vita prima di entrare nelle BR era stata una specie di prigione: quella della mancanza di significato, della noia e delle domande senza risposta sulla strada che stavamo percorrendo tutti noi."
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