Il poeta con le scarpe da tennis. Enzo Jannacci in 100 pagine
- Autore: Sergio d’Alesio
- Genere: Musica
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2013
Poeta, paradossale, vetero-beckettiano, stralunato, comico, tristissimo, eterno bambino, bambino già vecchio, genio (compreso), milanista, amico dei drop-out, cardiochirurgo surreale, umano-troppo-umano: di Jannacci Enzo da Milano, si può dire (scrivere, azzardare, blaterare) tutto e il contrario di tutto, e sbagliarsi puntualmente. L’enigma-Jannacci ha fatto e fa storia a sé: un libero pensatore, prima ancora che un abilissimo compilatore di storie per mezzo di musica e parole.
Un saggio e una contraddizione vivente insieme: difficile inquadrarlo facendo a meno dei luoghi comuni (che peraltro non gli somigliano affatto). A lui i neuroni frullavano come eliche - genio e (s)regolatezza - , e se non erano i neuroni a girargli in testa, erano le così dette “scatole”, e allora cantava, cantava e denunciava, cantava e poetava, a suo modo, tra il brusco e il lusco, detto e non detto, sberleffo e malinconia. Con quella faccia (un po’ così) che si ritrovava - a metà strada tra l’acchiappanuvole e il pugile suonato - poteva permettersi tutto e il suo contrario. E magari uno non se l’aspettava neanche da uno con una faccia così, certe parole durissime che seguivano, in una strofa, un non-sense, oppure una risata. Il fatto sostanziale è che Jannacci Enzo da Milano, era cintura nera di karate, buon musicista e sicuramente matto come un cavallo. Di quei matti lucidi, però, che dicono cose che gli altri magari pensano e poi non tirano fuori. Sempre a un passo della stonatura e della sbadataggine. Fuori dagli schemi e fuori dal coro, schierato - per esigenza umanista e non per moda - dalla parte degli ultimi e dei penultimi di un’ Italia “stile mafieria”.
Jannacci parlava da solo e coi limoni, ruminava frasi amare, sfoghi, ectoplasmi di ideali, comunicava per cenni, surrealtà, comicità, dolore, musical. Riduceva il significante in una blob fonemico da cui emergevano, per magia (per miracolo no), lancinanti schegge di verità nascoste. L’intero suo modo di scrivere e - soprattutto - di interpretare, può ricondursi in fondo a questa caledoiscopica girandola di tic, guizzi, scarti, smozzichi, onomatopee, digressioni, pause, dissonanze. Di tutto questo mondo, di tutto questo “suo” mondo, potete trovare tracce sparse in “Il poeta con le scarpe da tennis”, di Sergio d’Alesio, ennesimo condensato di cantautore in “100 pagine” che Aereostella ha da poco mandato in libreria. La disamina sul "dottore che canta(va)" è nitida, onesta, montata a cavallo tra vicenda discografica e personale, anno per anno, disco per disco, film per film (Jannacci è stato anche attore e autore di colonne sonore), duetto per duetto.
D’Alesio è un navigatore di lungo corso di musica e fotografia e sa come mantenere viva l’attenzione del lettore. Dopo la monografia dedicata a Ligabue (“Liga dalla parte del rock”) e quella dedicata a Vasco ("Sulle orme del Blasco"), questo su Jannacci è il terzo volume che pubblica per Aereostella. Un libro serio su un cantante serissimo (aldilà delle apparenze), utile per il vasto pubblico di estimatori, e non solo.
Il poeta con le scarpe da tennis. Enzo Jannacci in 100 pagine
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