Il ponte sulla Drina
- Autore: Ivo Andrić
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
Fatto costruire, all’inizio del sedicesimo secolo, dal visir Mehmed Pașa Sokolovič, il ponte, vero protagonista del romanzo, vede passare sopra di sé secoli di storia di Višegrad e, di riflesso, di tutti i Paesi che lo circondano, con i cristiani e i musulmani, i contadini e i possidenti, i lavoratori e gli sfaccendati, tutti accomunati dalla triste consapevolezza di non potersi ribellare al destino e al potere che li schiaccia. Gente di per sé tranquilla e rassegnata, che si barcamena per riuscire a portare avanti la propria vita cercando di non fare né ricevere troppo male.
I ponti uniscono, legano, collegano. Non solo materialmente: ogni ponte e ogni strada aperta è un valido aiuto all’incontro e alla comprensione fra popoli diversi, che trovano, nella convivenza, non solo differenze, ma anche validi elementi in comune. Non è un caso che, durante le guerre, i ponti siano i primi edifici a essere abbattuti: certo, si tratta di impedire o comunque mettere in difficoltà il passaggio dell’esercito nemico, ma anche di tenere separate le persone, che, se trovassero un punto di unione, potrebbero rappresentare un serio problema per chiunque volesse dominarle e reprimerle.
Ancora maggiore importanza ricopre il ponte di cui si narra nel romanzo Il ponte sulla Drina di Ivo Andrić, essendo situato quasi al confine tra Bosnia Herzegovina e Serbia, nella cittadina di Višegrad. Come cittadina di confine, Višegrad è un vero e proprio crogiuolo di provenienze, nazionalità, religioni e abitudini diverse, che convivono abbastanza pacificamente, pur se con una certa diffidenza di base che non si esaurisce mai del tutto e che rappresenta, più che altro, consapevolezza della varietà del mondo e dei suoi abitanti. Sulla cittadina, le diverse dominazioni si susseguono e, via via, vi sono etnie che si sentono più al sicuro di altre; ma, in definitiva, fra gli abitanti gli screzi si limitano a qualche occasionale litigio e tutto ciò che di cruento accade (arresti, uccisioni) è più che altro imposto dall’alto, e subito in silenzio dai cittadini per puro e semplice terrore.
Malgrado non vi sia, fra le varie figure di cui si parla nel racconto, una che spicchi in particolare, non sembra corretto parlare di “romanzo corale”, in quanto i veri protagonisti del libro non sono gli abitanti del paese. Il vero protagonista è proprio lui, il ponte, che a tratti si ha l’impressione di potere quasi identificare con la voce narrante, tanto è onnipresente e tanto domina e sorveglia, dalla sua altezza, la vita della cittadina.
Una prosa pacata e lenta quella che troviamo in Il ponte sulla Drina, come si conviene a un racconto storico, che percorre gli anni e i secoli, descrivendo la vita quotidiana ma lasciando ben poco spazio alle individualità. Vi sono alcune eccezioni: ad esempio, l’imano Alihodža, dalla grande famiglia e dal grande amore per il proprio commercio, o Lotika, la proprietaria della locanda, la cui vita è dedicata non a se stessa, ma all’aiuto e all’organizzazione di quella della propria famiglia lontana. Vi è la storia fra lo studente Glasinčanin e la maestra Zorka, bruscamente interrotta dalla Seconda Guerra Mondiale, ma forse non solo da quella. Vi è la bella e triste Fata, figlia di Avdaga, che si getta nel fiume per sfuggire a un matrimonio combinato. Tutte queste storie sono però solo frammenti di un enorme mosaico e non ve n’è una che risulti indispensabile alla narrazione. Il ponte sulla Drina è un affresco, un gigantesco affresco, affascinante, ma anche utile per conoscere meglio i popoli dell’ex Jugoslavia.
Il ponte sulla Drina
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