Il porto
- Autore: Letizia Lianza
- Genere: Letteratura di viaggio
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2017
Mollare gli ormeggi, la prua che scivola sull’acqua, partire lasciandosi portare dal vento tra le vele. Il mare è una linea dell’orizzonte, senza confine, è l’azzurro dell’abisso dove si affonda per poi risalire. Una vita spesa a mettere insieme le tante esperienze, una valigia così pesante che non si riesce neanche a trascinarla e la certezza solo ora che non ne valeva la pena.
“Il porto”, romanzo d’esordio della giovane Letizia Lianza, velista da quando era ancora una bambina, laureata in Architettura, si apre con un diario intimo, un monologo di pensieri e sentimenti scritto da una giovane donna senza nome.
Le parole piene di dolore disegnano la figura della protagonista e noi lettori riusciamo a vederne i lineamenti e a intendere le sue movenze e i suoi intimi conflitti. Sono state troppe le aspettative, le illusioni degli uomini che l’hanno amata, l’eterna lotta tra il mondo interiore e la realtà dei fatti e il doversi accontentare, spesso nella speranza di essere felice.
La sua non è una fuga, ha deciso di muoversi nella direzione della prua. Ai comandi è da sola. Il mare sa portare via lontano, senza che si possano avvertire le assenze della propria realtà, e nel suo mutismo si ravvede l’intera sua bellezza.
“A quest’ora il mare sembra avere mille sfumature. Ogni tanto mi chiedo perché mi trovo qui, cosa sto facendo, poi il vento rinfresca e l’energia inizia a scorrere sullo scafo e fra le vele e dentro di me. Ogni domanda svanisce, seppure priva di risposta”.
È dalla sofferenza che si allontana, quella che spacca il cuore e stringe in una morsa che non lascia respirare. La giovane donna senza nome parla con se stessa per ritrovare la forza e la gioia e imparare a controllare e domare ciò che l’ha sconfitta intimamente; a vivere una diversa solitudine. Non ha avuto mai nessuna indulgenza per se stessa, ed ora che sente di non esistere per il mondo, prova un’amabile soddisfazione.
“Favoloso il naufragio in se stessi, quando provi insieme rabbia, pietà, amore, paura. Quando non sai neppure lontanamente quale sia la strada giusta da seguire, ma vai avanti lo stesso, frastornata ed impaurita…”
Una tempesta sull’isola e il ritrovamento di uno scafo alla deriva con a bordo tracce di sangue su di una giacca a vento legherà ed intreccerà la vita di segreti e misteri della nostra protagonista a quelle di alcuni dei personaggi della storia. Tra di essi l’affascinante e misterioso Tobas, cinquantenne con il viso tagliato dal sole, cresciuto tra i pescatori in Bretagna che vive da molto tempo sull’isola levigando le assi delle barche che disegna e progetta. Del suo lavoro ama la pialla e “l’atmosfera pregna di concentrazione e silenzio”. Dopo gli studi aveva condiviso con il suo migliore amico Richard l’ebbrezza di viaggi e di dialoghi, immaginando mari esotici e i loro tramonti. Mattia è invece un’ospite sull’isola per una breve vacanza in compagnia degli amici dell’università. I suoi vent’anni sono trascorsi in una famiglia amorevole. Adottato appena nato, non gli è mai mancato affetto e sostegno. Amerà stare seduto sulle rocce ad ascoltare il mare; un posto che eserciterà su di lui un fascino particolare, come se quel piccolo mondo gli appartenesse.
Una trama originale e molto coinvolgente. Il mare sembra divenire con le sue onde, il vento, la tempesta, la metafora del cuore, dei sentimenti con la loro quiete e le loro passioni. Una anima dolorante che naviga le acque in cerca di altre terre, di una salvezza oltre l’ orizzonte, di una luce che cancelli le ombre e la riporti alla vita. Una storia ricca di pathos, con un realismo psicologico comunicativo che sorprende e affascina. Consigliato!
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