Il predicatore
- Autore: Camilla Läckberg
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2004
Svezia. In un vicolo di Fjällbacka, città delle vacanze nella provincia di Göteborg, vengono ritrovati i cadaveri di due donne: una è morta da pochi giorni, forse addirittura da poche ore; l’altro cadavere risale almeno a vent’anni prima. Entrambe, prima di essere uccise, sono state sadicamente torturate. Hanno spezzato loro le ossa, una ad una.
Dietro quale porta color carta da zucchero si nasconde il mostro?
“Il predicatore” di Camilla Läckberg, edito da Marsilio nel 2004.
Ingredienti:
- Una giallista: la Läckberg non è Agatha Christie. Il cinismo di quest’ultima, quel velo di cattiveria che sembra tanto romanzesca, ma illumina così nitidamente la vita reale, qui non c’è. Erica, protagonista della Läckberg, è la donna posata, sposata, piacevolmente imperfetta, che magari qualcuna di noi sognava di diventare da piccola. Ma donne così, esistono?
- I protagonisti: Erica e Patrick. Lei, investigatrice privata un po’ Bridget Jones; lui, poliziotto, che ricorda un po’ il dottor Derek “Stranamore” Sheperd. Niente a che fare con i dinamici, affascinanti e misteriosi Kay Scarpetta e Benton Weasley di Patricia Cornwell. Erica e Patrick vivono una normalità di parenti invadenti, colleghi più o meno abili, gamberi da sgusciare. Noiosi? Magari un po’ sfigati.
- Location: provincia svedese, niente Smithsonian o laboratori spaziali alla Kathy Reichs. Per me, da italiana media, Svezia è sinonimo di Ikea: funzionale, essenziale, piacevolmente standardizzata. Qui c’è tutto questo: case di pescatori di legno; case di vacanzieri di legno e vetro; case di poveri provinciali di legno, vetro e plastica; case di ricche dinastie di legno, vetro, plastica e marmo.
Ma, allora, perché leggere Camilla Läckberg?
Perché la trama è forte, l’intreccio e il mistero reggono fin quasi all’ultima pagina, i moventi sono credibili e precisi. C’è di più: è proprio la patina di perfezione svedese, quell’irrealtà da modellino, che meglio nasconde l’orrore. L’inquietudine striscia tra persiane perfettamente verdi e case dai colori pastello.
Concludendo: la Läckberg non è la Christie, Patricia Cornwell o la Reichs, ma proprio per il fatto di affascinare pur non essendo nessuna di loro, ha un’assoluta credibilità e un tratto distintivo.
È come un biscotto al cioccolato Ikea: a prima vista lo snobbiamo, troppo “in serie”, ma, una volta che li assaggiamo: quanto sono buoni?
Uno tira l’altro!
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