Il ragazzo greco di Vassilis Alexakis

Ho appena finito di leggere un romanzo insolito e molto bello, apparentemente costruito sul nulla, meglio ancora edificato sulla terra di confine che separa mondo reale e immaginazione, vita e letteratura: “Il ragazzo greco” di Vassilis Alexakis (Gremese, nella collana Narratori Francesi Contemporanei, traduzione di Stefano Andrea Cresti). Se c’è una cosa di cui a fine lettura quasi quasi ti convinci è che il pertugio per l’altrove rovesciato del Paese delle Meraviglie può trovarsi dappertutto, persino negli aerei giardini Luxembourg, a Parigi. E’ qui che, infatti, il narratore (convalescente da una difficile operazione alle gambe) interseca una folla di eroi di carta, usciti dalla storia e dai romanzi senza permesso - i tre moschettieri, Cosette e Jean Valjean, Richelieu, Lucien de Rubemprè -, rimando ai tanti altri che rivivono nel teatro dei burattini del parco parigino, sotto forma di marionette.

Alla luce di ciò, “Il ragazzo greco” si pone come un romanzo a scatole cinesi, metaletterario e fitto di rimandi, dove le vite romanzate e altre “da romanzo” si spartiscono scena e ruolo da protagonista. Un racconto magico-realista e straniante, in cui può succedere (e succede) tutto e niente, crossover di narrazione avventurosa e introspezione, sogni a occhi aperti e incontri ravvicinati con abitatori del Luxembourg, sui generis ma in carne e ossa:

• il giovane poeta greco Costantin,
• Ricardo, il clochard di origini italiane,
• Charles, critico letterario in pensione,
• Jean, vecchio bibliotecario del Senato.

A tenere la vicenda ancorata al piano della realtà sono i rumori di sottofondo delle manifestazioni di piazza dei giovani ateniesi (l’io-narrante ha origini greche, come Alexakis) che protestano contro i provvedimenti di austerità imposti dal governo del loro Paese. Valore aggiunto all’originalità della trama è la malia della scrittura di Vassilis Alexakis, capace di far suonare personaggi e immagini di un romanzo da assaporare pagina dopo pagina, omaggio alla letteratura in sé (alla letteratura senza orpelli né pretese), alla tavolozza colorata della narrativa per ragazzi, dove tutto diventa possibile, compreso tramutare l’ordinario in straordinario, la piatta sospensione temporale tipica della convalescenza in una sarabanda di trovate dell’immaginazione.