Il richiamo del dirupo di Micol Mei

Il richiamo del dirupo (Miraggi Edizioni, 2021) di Mìcol Mei è un romanzo tanto breve quanto denso di riflessioni e particolarità.
In prima battuta potrebbe risultare complesso più che mai collocare l’esordio dell’autrice torinese in un genere specifico, poiché è un connubio di generi, suggestioni e influenze letterarie che si fondono, dando vita a qualcosa che rappresenta un po’ lo specchio della società contemporanea.

La premessa all’intreccio è la seguente: il proprietario misterioso di un’antica residenza vittoriana che sorge su una scogliera a picco sul mare, unitamente a una flotta di personaggi minuziosamente curati – ognuno con i propri drammi e i suoi tormenti – che accettano di soggiornare nella dimora a una sola condizione: tenere traccia della loro permanenza su alcuni diari che poi verranno consegnati al personaggio singolare in cerca di inquilini, Felice Hernandez.

Sin da subito, l’atmosfera cupa del Richiamo del dirupo sembra strizzare l’occhio alle celebri ambientazioni gotiche della letteratura più consolidata, come quella di Shirley Jackson e del suo Abbiamo sempre vissuto nel castello.

Ecco dunque giungere alle proprie stanze i quattro fortunati ospiti della dimora di Felice Hernandez (o sfortunati? Chi può dirlo senza correre il pericolo di fornire anticipazioni sulla storia?)
Prima fra tutte una donna che potrebbe aver perso la propria figlia; una ex tennista; un giovane uomo alle prese con una malattia rara e uno scultore dal passato misterioso.

E se fin qua tutti quanti i protagonisti del Richiamo del dirupo, a differenza del lettore, non sospettano neanche minimamente che cosa significherà la loro permanenza e quali risultati porterà, ben presto saranno costretti a guardare continuamente oltre e indietro nel tempo, ripercorrendo ossessioni, vendette e desideri atavici per giungere a una realtà piuttosto distante da quella che immaginano.

Mìcol Mei porta in libreria una storia nuova, che ha un respiro internazionale e che richiama la letteratura di Proust e la filosofia di Holderlin.

Sicuramente nuova anche per le modalità attraverso cui decide di narrare le vicende che compongono il mosaico del romanzo. E se il lettore può riscontrare qualche difficoltà a effettuare il suo ingresso nella storia, a mano a mano che i personaggi vengono presentati la tensione si fa crescente, e l’unica difficoltà che infine resta è quella di dover accettare che il libro prima o poi finisce…