Il rumore delle cose che finiscono
- Autore: Daniele Messina
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2021
Quarantaquattro brevi capitoli e una conclusione, tre anni dopo la storia raccontata, nel bel romanzo Il rumore delle cose che finiscono (Porto Seguro, 2021) di Daniele Messina, che interessa, coinvolge, commuove, indigna, rasserena i lettori che non si staccheranno dalle pagine a volte liriche, a volte drammatiche, violente, inconcepibili: eppure l’omofobia, e di questo tratta il libro, è un male che nessuna legge dello stato sembra in grado né di promulgare, né di far rispettare.
La Taranto del quartiere Tamburi, all’ombra delle ciminiere delle acciaierie colpevoli di tanti malti e morti, quell’Ilva di cui si parla con rassegnazione, è lo scenario intorno a cui l’autore costruisce la sua storia che è un’opera di fantasia, ma che penso sia oltremodo realistica e tragicamente vera.
Vincenzo, benzinaio venticinquenne, ha lasciato precocemente la scuola, vive con la madre Stella, è da anni legato a Samantha, che lo ama e si è fatta spazio nella famiglia, aspettando che lui si decida a sposarla. In un pomeriggio rovente, in una giardinetto sporco e degradato avviene l’incontro con Mattia, bellissimo ragazzo di appena vent’anni, studente di Lettere a Lecce, elegante nei modi e nella postura: un appuntamento al buio in chat, ed ecco scattare la scintilla. I due ragazzi divengono inseparabili, presto si accorgono di essere innamorati, decisi a non lasciarsi più, con i loro corpi che sembrano essere nati l’uno per dare piacere all’altro, e la scoperta li riempie di stupore e di felicità.
Lo scrittore descrive con acutezza dolorosa cosa avviene nel quartiere popolare dove l’ignoranza, il pregiudizio, il disprezzo, la violenza, un’omofobia radicale e senza confini dilagano nel mondo di riferimento di Vincenzo e dello stesso Mattia, anche se lui è più protetto da una famiglia aperta, che da tempo ha fatto i conti con l’omosessualità del figlio, da un’amica fedele, da insegnanti capaci: una rete di protezione che tuttavia non sarà abbastanza forte da proteggere i due ragazzi da una violenta vendetta orchestrata dagli amici di quartiere di Vincenzo, da Giovanni, da Samantha, che non saranno in grado di fronteggiare il “tradimento” di chi ha abbandonato le convenzioni ataviche di un mondo retrivo, dove la diversità è colpevolezza che va estirpata.
Daniele Messina racconta con grande sensibilità il processo che porterà la madre e il fratello di Vincenzo a una nuova dolorosa consapevolezza, mentre Edoardo e Cinzia, l’amica Vittoria, riusciranno malgrado il dolore per l’ostracismo, la violenza senza nome che coinvolge la vita di Mattia a rimanere saldi, uniti, pieni di un coraggio civile di straordinaria qualità umana.
La scrittura di questo libro offre spunti alti, lirici, pieni di pathos. Le pagine della “gioia”, i viaggi a Londra e nei Balcani, in giro per la Puglia assolta, i cibi, le foto polaroid, i momenti di grande emotività che lega in un amore esclusivo i due ragazzi, sono resi con una lingua leggera, piena di citazioni, di notazioni sugli incontri, sugli acquisti, sul sesso gioioso, sul modo normale in cui la loro unione può essere vissuta. A Taranto invece non è così, e il risveglio sarà atroce. I dialoghi incalzanti fra i due protagonisti, il coro nefasto degli amici omofobi, la solitudine della madre di Vincenzo, combattuta tra l’amore per il figlio e la fedeltà a valori arcaici che non sapeva di poter mettere in discussione, offrono spunti al lettore per capire come il nostro sia un paese davvero indietro per quanto riguarda i diritti delle persone la cui identità sessuale non è quella convenzionalmente definita “normale”.
La storia di Vincenzo e Mattia, struggente nella sua bellezza, commovente nel suo esito, offre però una chiave di speranza in una società che può cambiare, se può contare su giovani coraggiosi, colti, liberi, davvero “diversi”, con l’accezione del tutto positiva e aperta di questo termine, troppo spesso usato in chiave discriminatoria.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il rumore delle cose che finiscono
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