Il santuario degli eretici
- Autore: Armando Comi
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2020
Le adventura, le cose che devono ancora avvenire e restano imprevedibili finché non si verificano. L’ansia spasmodica di Cola di Rienzo, a metà del 1300, è di penetrare il futuro, conoscere in anticipo cosa riserva. Adventura, da ad venire: il latino offre una patina di antico che si addice al nuovo romanzo storico di Armando Comi sul tribuno di Roma, Il santuario degli eretici, thriller esoterico-millenaristico pubblicato da Newton Compton a giugno (350 pagine), dopo il successo del primo titolo, I quattro enigmi degli eretici, nel 2018.
Catanzarese di nascita, dottore di ricerca in storia della filosofia, Comi vive a Bologna ed è attratto da argomenti storici legati al millenarismo, alla simbologia, alla vaticinazione. Ha pubblicato ricerche sui movimenti eretici medievali e ha redatto lemmi di contenuto religioso, filosofico, ereticale, per dizionari e lessici.
Ci si può aspettare meraviglie da uno specialista in temi esoterici, capace di scrivere romanzi di tutt’altro che ostica lettura, che non a caso sono presentati con slogan intriganti: Profezie, cospirazioni e delitti nel tardo medioevo, sulla copertina del primo e L’ultima profezia sta per compiersi per quanto riguarda l’attuale.
Geniale e folle, il suo Cola di Rienzo è un veggente che vuole fare il politico, ascende al successo ma precipita come Lucifero, l’angelo caduto. In avvio del primo romanzo, il rossocrinito tribuno del popolo era rivestito di un’armatura e armato di spada, impegnato a sfidare i nobili e conquistare l’Urbe. Ora è tra le rocce della Maiella, con indosso un camicione di lino scuro che lo fa somigliare a un frate. Un paradosso per lui, che sulla stessa montagna abruzzese ha fondato l’eremo laico di San Bartolomeo, un covo per gli eretici che lo avevano seguito nonostante la condanna di Clemente VII, il papa che ha definito di Rienzo “pestilente”, accusandolo di avere diffuso la Morte Nera.
In Abruzzo c’è anche Luna, la strega, una ragazza asciutta e spigolosa, coi capelli neri lunghi alle spalle. L’ex quasi fratello, il fiorentino Francesco Baroncelli, ora è invece il nemico più ostile e dicono abbia già preparato la pira sulla quale bruciare Cola, farne “arrosto umano”. Ha mal digerito il tradimento e gli ha dato la caccia per tutta Roma. Aveva fatto presidiare tutte le porte, ma di Rienzo è fuggito, scivolando accanto a un carro che portava fuori dalle mura gli appestati. Si era finto un frate contaminato, che doveva dare l’ultima benedizione alle vittime della pestilenza.
Figlio bastardo dell’imperatore Enrico e di una lavandaia che gli si era concessa, Cola è un phantasticus, ha poteri profetici che la Chiesa teme e reprime spietatamente con l’Inquisizione. Ha ucciso gli eredi maschi di tutte le famiglie nobili romane, che lo aborrono. Ha tradito Baroncelli, il migliore amico. È responsabile della morte del fratello e di altri familiari. Ha rinchiuso l’ultimo figlio in convento. Pratica la magia nera e parla con le lapidi dei cimiteri. Per il papa è discepolo di Satana e figlio dell’anticristo.
Non ha il dono di prevedere il proprio destino, solo quello degli altri, per questo ha raggiunto sulla montagna abruzzese l’eremo di Santo Spirito, fatto edificare da Celestino in un luogo difficilmente accessibile. Ospita una congregazione di gioachimiti, tra i quali c’è frate Angelo di Monte Vulcano, un altro phantasticus, che gli può essere d’aiuto per carpire i segreti del futuro, le adventura di cui si parlava.
I gioachimiti seguivano le tesi di frate Gioacchino da Fiore, che rispettava la Regola, un libro sceso dal cielo e consegnato da Cristo a Francesco d’Assisi. Quel testo è il Vangelo Eterno, pieno di profezie intorno a un futuro apocalittico, nel quale la vita sarà distrutta e nascerà un mondo nuovo, mondato dai peccati e abitato solo da 144mila cittadini celesti. Nell’ordine francescano c’era stata una frattura e i non gioachimiti avevano bruciato la Regola. Ma un gruppo scismatico era riuscito a riprodurla.
Torture e roghi incombono su Cola, Frate Angelo e i loro, ma i gioachimiti sono perseguitati anche dalle Ombre, setta di cui il tribuno era stato complice per il suo attaccamento a uno specchio magico, uno strumento esoterico occulto che si diceva responsabile della pestilenza.
Nelle profezie di Gioacchino da Fiore viene descritta una figura, il Pastor Angelicus, che porrà fine alla storia umana conosciuta. Non è una leggenda, esiste e dovrà essere Cola a scoprire chi sia, visto che il “distruttore del mondo” conosce la magia occulta degli specchi e la usa a suo vantaggio.
La ricerca spingerà di Rienzo in luoghi diversi d’Italia e d’Europa. A finanziarla è un banchiere, Francesco Datini, l’inventore della cambiale, tanto per inquadrare il personaggio. Sostiene Cola nel tentativo di riprendersi Roma. Chiede in cambio protezione per le sue banche. Questa la convenienza reciproca, ma quando ci sono in ballo profezie millenaristiche, difficilmente accordi e affari possono filare lisci.
Il santuario degli eretici
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