Il topo che non c’era
- Autore: Giovanna Zoboli
- Genere: Libri per bambini
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2015
“Il topo che non c’era” (Topipittori 2015) di Giovanna Zoboli è la favola dell’autrice, fondatrice insieme a Paolo Canton della Topipittori che dal 1994 si dedica alla letteratura per l’infanzia, dove appaiono tanti topolini e un gatto tigrato, con i disegni dell’illustratrice padovana Lisa D’Andrea, al suo debutto.
“C’era una volta un gatto. Era un bel gatto tigrato. Con la testa piena di topi”
Il gattone dagli espressivi occhi verdi e dalle zampe bianche, era ossessionato dai sorcetti “Ci pensava tutto il giorno ai topi”. A seconda del suo umore e di come si sentiva, il felino immaginava a volte un ratto, altre volte due o un terzo lo vedeva un po’ offuscato “come se fosse entrato in una nuvola”. I suoi amici cercavano di scuoterlo dalla sua ossessione invitandolo a pescare con loro o a cercare lumache. Il gatto rispondeva loro “No, ho da fare, oggi, devo pensare ai topi”. I suoi amici gli rispondevano stupefatti “Anche oggi?”. La sua illimitata fantasia lo aveva portato a concepire i topi in innumerevoli situazioni: ottantotto ratti che vestiti con un impermeabile blu a quadretti cantavano e ballavano e al ritmo della canzone “Singing in the rain” e altri centoquarantaquattro in un autobus affollato come all’ora di punta, stretti stretti come sardine. Sedici ratti il gatto li aveva immaginati mentre giocavano a carte un giorno che il felino era passato accanto al pergolato di una bocciofila. La sua idea fissa non lo abbandonava mai, infatti, gatto molto scrupoloso, aveva programmato che in occasione del suo diciottesimo compleanno avrebbe immaginato ben un milione di topi. “Se non li penso io chi lo farà?”, questo si diceva seduto composto a tavola in compagnia esclusivamente del suo senso del dovere. Il gatto aveva ideato i topi in mille modi possibili, ma sapeva che ce n’era uno che non gli veniva in mente. “Era un topo molto particolare, quello”. Un topo misterioso e malandrino il quale non saltava fuori. “Prima o poi capiterà”. Il gatto s’intestardiva a cercarlo nella sua mente. “Forse è timido o ha paura di me”. Probabilmente, se non ci pensava, la sua sagoma sarebbe apparsa nella sua testa. Un giorno suonarono alla porta ma “Non ci sono per nessuno!” si limitò a gridare. Chissà a chi stava pensando il micio, seduto in una comoda poltrona beige, stile bergère, da non voler essere disturbato...
Sempre disegnato su di uno sfondo bianco, il simpatico ma un po’ alienato gatto tigrato dal pelo morbido e vellutato a righe grigio chiaro e grigio scuro si muove attraverso una narrazione accattivante e ben ritmata. Viene quasi voglia di accarezzare questo gattone, magari proprio sulla sua testolina dove abitano e nascono le sue strane idee. Quello che colpisce di questo albo curioso e particolare è la perfetta alchimia di testo e immagini. L’autrice era rimasta favorevolmente colpita dalle illustrazioni di Lisa D’Andrea, conosciuta al corso di lettura e scrittura degli albi illustrati “Leggere&Scrivere 2014” tenuto dalla Zoboli a Milano.
“Lisa ha uno stile che mescola realismo e astrazione”
ha dichiarato la Zoboli,
“I suoi personaggi mi avevano molto incuriosita al punto che mi sarebbe piaciuto provare a pensare a una storia, confezionata ad hoc su di loro”
Il risultato è decisamente positivo e adatto ai lettori gattofili e non, da oltre cinque anni.
“Era grigio, con quattro zampe, due orecchie, gli occhi neri, i baffi, il muso a punta e, ovviamente la coda”
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il topo che non c’era
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