Il tradimento del templare
- Autore: Franco Cuomo
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Baldini+Castoldi
- Anno di pubblicazione: 2012
Gronda sangue quasi a ogni pagina e descrive torture dell’Inquisizione che sono la vergogna del genere umano e del Cristianesimo istituzionalizzato il romanzo storico Il tradimento del templare di Franco Cuomo (Baldini&Castoldi, pp.384, 2012), in questi giorni distribuito nuovamente nelle edicole. L’autore, storico, traduttore e drammaturgo, scomparso nel 2007, ha vinto un Premio Flaiano ed è stato finalista al Premio Strega con Gunther d’Amalfi.
Nel libro, che in apparenza sembra un romanzo d’avventura con un susseguirsi continuo di colpi di scena, Cuomo dimostra una profonda conoscenza della fratellanza templare, dei suoi regolamenti e finalità, custodite segretamente dalle alte gerarchie, i "Kadosh", i separati, i puri. Essi indossavano un mantello nero, non bianco; intrattenevano stretti rapporti con i "Fedeli d’Amore” di cui fece parte Dante Alighieri.
Il loro scopo non dichiarato ufficialmente era l’intesa con i musulmani, specie con gli hassasi, detti in volgare "assassini". L’ideale che li animava richiama l’antico neoplatonismo, l’unità e l’armonia del mondo:
Il vero Tempio non è di cemento né pietra, ma di pensiero e sangue. Come la vera religione, che non è fatta di simboli e scongiuri, non di precetti imposti con la spada, ma di quella naturale armonia su cui si fonda l’architettura del mondo…
Siamo nel 1314, anno in cui il re francese Filippo il Bello, unito a papa Clemente V suo fantoccio, simoniaco e dissoluto, (spese un patrimonio per la sua amante Melisenda, contessa di Foix), dà la caccia e fa arrestare gli adepti dell’Ordine, per derubarlo dei suoi immensi beni. I pochi rimasti sono costretti a tenere gli incontri in locali sotterranei. A Parigi Filippo fa bruciare sul rogo il Gran Maestro Jacques de Molay. Gli “auto da fé” erano diventati spettacoli e divertimenti pubblici, nei quali si sfogavano gli istinti sadici della massa. Tra le fiamme, De Molay pronuncia la maledizione contro i suoi carnefici, predice al papa la morte entro un mese e al re entro un anno. Vaticini avveratisi puntualmente, per quanto riguarda il re non senza il concorso dei cavalieri, specie del “kadosh” Esquieu de Florjan, detto Squinn, occitano.
È proprio Squinn ad aver tradito l’Ordine ormai perseguitato e disperso. Lo fa perché l’organizzazione dopo tre secoli è corrotta, dedita agli affari con le banche, più amante delle carte di credito che della giustizia. Eppure la regola creata da San Bernardo imponeva tutt’altro comportamento:
Tu non sfodererai questa spada che per bisogno, non la riporrai nel fodero che a giustizia compiuta.
Franco Cuomo analizza con finezza la psicologia tormentata di Squinn, assolutista, sognatore e nostalgico della primitiva utopia templare, quella di un mondo che adora lo stesso Dio, in qualunque modo lo si chiami. L’uomo, pur divorato dai sensi di colpa, tradisce ma…senza aver tradito, sogna di ricostruire l’Ordine dopo averlo ripulito del marcio. Conosce Dante Alighieri e ne diventa amico devoto.
Il Poeta lo aiuta a ritrovare una preziosissima teca, "terribile sacrata col sangue", il cui contenuto non può essere descritto, se non misteriosamente, come afferma Dante, con l’ossimoro "immortalità e morte". Quella reliquia contraddice i dogmi della cristianità e può togliere al papato ogni dominio. L’oggetto è ricercato da tutti, dal re, da Clemente, dai Templari, dal popolo della notte, ovvero i mendicanti della Corte dei miracoli.
La presenza di Dante a Parigi viene a volte negata dagli storici, dato che esistono poche testimonianze in merito, ma è stata descritta dal suo contemporaneo Giovanni Villani, in seguito da Giovanni Boccaccio. La sua appartenenza ai Templari con il grado massimo di "kadosh" viene provata da René Guénon nel saggio L’esoterismo di Dante.
Mai i Templari usarono la tortura. Gli inquisitori, tra le altre atrocità, la ruota, lo squartamento, avevano escogitato la "calcinazione dei piedi", consistente nel far bruciare lentamente le estremità del povero malcapitato in un braciere, fino allo scioglimento delle ossa.
In possesso della teca, usata come ricatto e minaccia rivelatoria, i Templari nel corso del tempo poterono ottenere la liberazione di prigionieri e la sospensione del rogo per molti eretici.
Squinn, preso da un sogno in cui Dante indica la luce, trova finalmente pace, assolto da se stesso.
Il tradimento del templare
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