Il treno per Istanbul
- Autore: Graham Greene
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Casa editrice: Sellerio
- Anno di pubblicazione: 2019
A bordo dell’Orient Express che viaggia da Ostenda a Istanbul si incrociano i destini di personaggi vittime di quell’Europa a cavallo tra le due guerre, tra grandi ideali, paure e odio.
È del 1932 questo romanzo, Il treno per Istanbul (Sellerio, 2019, trad. di Alessandro Carrera), che Graham Greene definisce “un divertimento”.
Stamboul Train è il quarto romanzo di Greene scritto con il preciso obiettivo di compiacere il grande pubblico e qualcosa da cui poter trarre un successo cinematografico.
Precede di poco Assassinio sull’Orient Express di Agatha Christie. Stessa ambientazione: un treno che attraversa l’Europa, bloccato dal gelo e dalla neve.
Ma i personaggi messi in scena da Greene risentono maggiormente degli stravolgimenti dell’epoca.
L’atmosfera è più pesante, i personaggi sono contornati da un mondo gretto e ostile, chiusi nella loro solitudine. Greene ne tratteggia i profili tragici e angosciati, e ci fa assistere alla loro discesa verso il fallimento e la distruzione.
Come scrive Antonio Manzini nella nota introduttiva al romanzo:
C’è un treno che viaggia e attraversa mezza Europa, su questo treno un’umanità spaventata, dubbiosa, tragica e dolente.
I personaggi vi si incontrano casualmente ma i loro destini finiranno per intrecciarsi. Greene in quegli scompartimenti li fa incontrare, scontrare, amare e tradire. Non è solo “un divertimento” come lo definisce Greene, ma i personaggi hanno una profondità che riflette le paure e l’odio di quegli anni: l’antisemitismo, il cinismo, l’egoismo, l’idealismo disilluso, che sembrano presagire ciò che di lì a qualche anno sarebbe successo.
Può rappresentare uno spaccato di quell’umanità degradata che si muove dubbiosa tra le due guerre, e un finale amaro che riflette la disillusione di Greene per l’animo egoista e opportunista del genere umano.
Carlton Myatt è un imprenditore ebreo che si sta recando a un incontro di affari a Istanbul: il suo rappresentante lo ha tradito concludendo un contratto non vantaggioso. Myatt si trova a fare i conti con il crescente odio per gli ebrei: lo nota nei visi di chi incontra, è palpabile, è evidente nel modo di rivolgersi a lui, nelle loro espressioni:
Myatt era spaventato; aveva visto, nell’atteggiamento di quel soldato, lo spirito che rendeva possibili i pogrom.
Myatt che ostenta ricchezza e che ha il vizio di dare un prezzo a tutto ciò che fa, come fa notare la ballerina Coral.
Coral Musker è una ballerina non troppo bella, con il triste destino di non essere mai ricordata da nessuno, scritturata da una compagnia di ballo per uno spettacolo a Istanbul. Un viso troppo comune a cui “devi pur dare un’espressione qualsiasi”; in pochi la trattano con rispetto, né gli uomini che incontra né i mediocri borghesi che la apostrofano sul treno. Ingenua, generosa e umile, vede in Myatt la via di fuga da quella vita triste fatta di provini e di squallide stanze in affitto.
Il dottor Czinner dietro la sua identità di professore nasconde un animo comunista e rivoluzionario. Sfuggito cinque anni prima alla morte si sta recando a Belgrado per guidare un’insurrezione popolare. Vede il suo progetto sfumare e si vede ritornare a ciò che è stato per cinque anni: un’ombra, uno spettro, senza vita.
Mabel Warren, giornalista in cerca dello scoop della sua vita che viaggia con la sua amica-amante Janet Pardoe. Una ragazza bellissima quanto opportunista e amorale ma della quale Mabel, alcolizzata e dall’aspetto mascolino, non può fare a meno. La prospettiva di fare un pezzo da prima pagina sul fuggitivo Czinner le vale un aumento di quattro sterline settimanali: una necessità per lei che le assicurerebbe la fedeltà di Janet per il futuro.
Joseph Grunlich, un ladro, in fuga da Vienna dove, per la prima volta, ha ucciso un uomo durante un furto. Personaggio egoista e negativo con l’unico vanto di "non essere mai stato beccato".
Quin Savory, uno scrittore di successo, da centomila copie, al quale Greene attribuisce commenti e pensieri sull’arte dello scrivere che gli sono propri. In lui si riconosce un suo collega, Priestley, e Greene sarà costretto, per poter pubblicare il romanzo, a tagliare alcune parti ritenute offensive.
Descrizioni magistrali dell’ambiente e delle scene, oltre che della psicologia dei personaggi. Greene ha una prosa scorrevole ma incisiva che ci fa vivere e sentire il treno sferragliare lungo quei binari.
I paesaggi freddi e innevati, il rumore attutito dei passi sulla neve, la scena agghiacciante ma surreale del processo marziale per Czinner allestito davanti a un banchetto a Subotica, l’inquietudine dei personaggi ogni qual volta ci si avvicina a una frontiera.
La postfazione di Domenico Scarpa meglio ci racconta lo spezzone di vita in cui lo scrittore concepisce Il treno per Istanbul. Era in cattive acque, Greene.
Dopo il successo del primo romanzo, il secondo e il terzo sono stati pressoché una delusione. Ha sei mesi di tempo per scrivere un grande successo e ci è riuscito.
Questo libro è un “divertimento” poiché con esso lo scrittore non ha intenzione di trasmettere alcun messaggio.
Greene è un autore dalla produzione variegata: complice un disturbo bipolare che lo tormenta, nella sua straordinaria letteratura convivono thriller dal ritmo incalzante, riflessioni religiose e peccati umani (La roccia di Brighton), avventure tragicomiche (In viaggio con la zia e Il nostro agente all’Avana), drammi umani e storie di spionaggio con intenti politici (la condanna all’interventismo americano in Vietnam in Un americano tranquillo).
Ne Il treno per Istanbul troviamo molto di Greene. Possiamo scorgere nell’ideologia comunista del triste Czinner il suo passeggero entusiasmo per la dottrina marxista che lo porterà a iscriversi al Partito Comunista.
Nel commento di Savory sui paesaggi in movimento nei film troviamo la sfida di avvicinarsi all’arte cinematografica con la scrittura, comunicare con la prosa questo senso del movimento, questo scorrere fuori dai finestrini del treno di alberi, case, pali del telegrafo, che trova in questo romanzo la sua espressione più riuscita.
Il treno per Istanbul
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