Il potere e la gloria
- Autore: Graham Greene
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Mondadori
Definire Graham Greene uno scrittore cattolico è fargli un grande torto, perché è stato molto più di questo. È stato un vero narratore. Il cattolicesimo è stato per lui importante fin dal momento della conversione e trapela in molti romanzi, tra cui quello che sto per recensire: Il potere e la gloria edito negli Oscar Mondadori (2020, trad. A. Bottini). Un romanzo che già dal titolo esprime l’argomento in quanto è la citazione della parte finale del Padre nostro "Tua è la potenza e la gloria".
Fu un’opera malvista dalla Chiesa, che la pose all’Indice fino allo scioglimento da parte di Paolo VI, che invece elogiò Greene per il coraggio della tematica affrontata.
La trama è semplice: il Messico degli anni Trenta ha una politica anticattolica, particolarmente furiosa nel sud dello stato di Tabasco; il governo chiude le chiese, uccide i sacerdoti, proibisce i sacramenti, ma la gente continua a credere in Dio. Dei preti ne lascia solo uno, padre Josè, spretato e ammogliato, che vive il suo tradimento con senso di colpa e disperazione, "il peccato imperdonabile" secondo Greene.
Ma c’è un sacerdote che da dieci anni fugge, colui che tutti chiamano prete whisky. Tuttavia non riesce a varcare la frontiera perché il dovere lo chiama ad assistere i moribondi e a dire Messa (quando può). È indegno del sacerdozio perché, preso dal panico di essere minacciato di morte, comincia a bere e, alterato dall’alcol, si abbandona al piacere con una donna da cui nasce una figlia che l’uomo sente di amare nonostante tutto. L’uomo è cosciente dei suoi peccati e addirittura si degrada fino a uccidere una cagnetta affamata a cui sottrae l’osso essendo affamato, ma sente di non poter prendere la strada di padre Josè. Non conosce la disperazione e questo lo salva dal sentirsi dannato. Ma è un bandito per il governo.
Il luogotenente che lo cerca come un Saint Just messicano, è un ateo puro e incorruttibile, odia la Chiesa per le sue manifestazioni esteriori di ricchezze (autentiche peraltro) senza capire l’essenza di questa istituzione che si regge sulla debolezza e non sulla forza. Greene dice che "non provava compassione per i deboli", un peccato terribile di superbia di cui l’uomo non si rende conto perché pensa di essere nel giusto e non importa se per trovare un prete deve uccidere altri uomini. Il prete deve morire insieme al gringo, un autentico assassino che morirà senza pentimento.
Prete acquavite (non si sa il suo nome) incontrerà altre persone nel suo cammino, il meticcio, la pia donna (vera incarnazione di una religione ipocrita e male interpretata), i due fratelli luterani che trattano il prete cattolico con distacco e rispetto dando un’immagine di una religione "pulita", senza margini per il peccato, cosa in fondo irreale, la bambina che lo aiuta a scappare e altri. Il finale è prevedibile ma non chiude il cerchio.
Ognuna delle persone che ha conosciuto quest’uomo così singolare (un peccatore? un santo?) cambia il proprio modo di vedere il mondo. Il luogotenente ha fallito: la fede cattolica non pretende uomini perfetti, ma persone che fanno del loro meglio per non peccare. Le rivoluzioni falliscono perché esigendo la virtù finiscono per far trionfare il male. È questa la differenza.
Il potere e la gloria
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Un libro perfetto per...
Lettura per chi sa pensare.
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il potere e la gloria
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