Il vento ci porterà
- Autore: Albert Ostermaier
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2011
Gilles è uno sceneggiatore e sta scivolando nella psicosi. Sempre più spesso sovrappone i piani del reale e della fantasia. Cathy sta con lui, disegna e fa la morta. O forse morta lo è davvero: uccisa da Gilles al culmine di un percorso identificativo con Bertrand Cantat, l’amante assassino di Marie Trintignant. È stata rinvenuta in coma, con lui che le ha dormito accanto tutta notte. Gilles sta lavorando a un soggetto su questa storiaccia di cronaca nera. Una storia vera di amore, morte e dipendenza. Nella villa in Costa Azzurra in cui Romy Schneider e Alain Delon girarono La piscina, cerca l’ispirazione. Kathy è la sua (ex) musa, gli sfugge, lo provoca, e dentro la sua testa continua a fare la morta. O forse dorme alla grossa perché ha il sonno pesante. Il loro è un amore ormai all’ultimo atto, affacciato sul bilico di Eros e Thanatos come l’amore di Marie e Bertand, il leader alcolista dei Noir Desire che l’ha uccisa di botte.
Il vento ci porterà di Albert Ostermaier (Scritturapura, 2011, trad. A. Anania) conosce gli espedienti per tenere il lettore col fiato sospeso, alimentandone la tensione mediante una scrittura mai didascalica né ruffiana. Una scrittura, al contrario, evocativa. Ipnotica. Capace di onirismi e crudeltà.
Come in Shining di Stanley Kubrick le presenze che infestano l’Overlook hotel si assumono come rappresentazioni della follia di Jack Torrence, ne Il vento ci porterà vissuto e proiettato si sfrangiano e ricompattano di continuo, in una vicenda nebulosa quanto ossessiva, sovrastata da un’immanenza di “nero” (leggi di morte). E questo sin dall’incipit:
“Il suo respiro si era fatto più leggero. Gilles premette il cuscino bianco sul viso di Cathy. Una pressione leggera. Poi poggiò la testa sul cuscino. Immaginava di poter sentire le sue labbra attraverso le piume. Avevano sempre fatto così. A un battito di ali, dicevano.
“Mi riesci a sentire?”
Forse era solo una sensazione. Ma la sua testa si era fatta pesante. Pensava che, se la sua testa fosse diventata più pesante, il respiro di Cathy non sarebbe stato più percepibile.
Non è come un bacio? Il bacio di un angelo? Aveva appena rifatto il letto. Adesso puzzava tutto di cloro. Le sue mani, la sua camicia bianca, il lenzuolo. Aveva nuotato in piscina.
“Puzzi di cloro”, aveva detto lei.”
Albert Ostermaier procede in questo modo. Avanti per suggestioni per oltre duecento pagine. Capace di insinuare il baratro possibile dietro ogni parola. Dissemina ombre. Dispercezioni. Caligini su una trama disorientante ma a incastro ontologico. Il vento ci porterà è infatti un noir esistenziale. Una coniugazione nera sul tema dell’amore (malato) e del “doppio”.
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