Il viaggio di Helmut
- Autore: Giampiero Cilione
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2023
Possiedi soltanto quello che puoi portare con te: la tua memoria. Giampiero Cilione cita Solženicyn, prima di avviare il suo romanzo, un percorso nell’Italia fisica, geografica, sociale di ottant’anni fa, ricco di echi culturali, frutto di conoscenze, di consapevolezze e di un maturo portato personale, alimentato dalla letteratura, dalle arti, dalla musica.
Il viaggio di Helmut, pubblicato da Pendragon (Bologna, ottobre 2023, collana “Linferno”, 233 pagine), è la prima opera narrativa dell’autore emiliano, dopo una raccolta di poesie (sempre per Pendragon, 2018).
Giampiero Cilione, classe 1967, vive tra Bologna e Ferrara. Specializzato in scienze dell’Amministrazione, direttore amministrativo dell’Istituto Ortopedico Rizzoli, ha firmato numerosi articoli scientifici di settore e pubblicato quattro distinte edizioni di un manuale di diritto molto diffuso. È appassionato di storia e letteratura, ciclista, ama la montagna e la semplicità.
Sicché, nel viaggio di ognuno di noi che dura una vita, quello che riusciamo a portare appresso è un bagaglio immateriale, Sono i ricordi, le emozioni, la nostra misura dell’esistenza. Che debba essere un fardello pesante o leggero, dipende dal carattere individuale, dall’inclinazione a cogliere il meglio e il peggio delle cose.
In qualcuno prevale la commozione, la compartecipazione, altri professano un malsano egoismo, certi scivolano nella depressione, c’è chi cresce e c’è chi si autodistrugge.
Helmut e il suo itinerario sono lo specchio di ciascuno di noi.
Nell’estate 1978, è un sessantenne rubicondo, bianco di capelli, a suo agio con la lingua italiana, visto che torna in vacanza in Romagna dalla fine degli anni Cinquanta. Ogni anno stessa spiaggia, Bagno Marilena. Stesso mare, Adriatico. Stesso rituale estivo: partenza dalla Germania in BMW, arrivo a Milano Marittima, bocce, birre, escursioni in bici, passeggiate serali, qualche libro, tanta voglia di viaggiare, conoscere, riconoscere. Era in Italia anche trentacinque anni prima, più magro, tutto biondo, pallido di carnagione, perfino più alto.
Nella Seconda guerra mondiale, Helmut ha combattuto nella Wehrmacht, l’esercito tedesco. Lo racconta a due liceali quattordicenni, Pietro e Gianrico, interessati ad ascoltarlo. Quel racconto è questo romanzo. E non solo quel racconto.
Umanità in guerra, conflitto e coesistenza, considerazioni e riflessioni, il bene e il male e tutto risalendo la penisola, tra il luglio 1943 e il maggio 1945, da una linea di resistenza a quella retrostante successiva.
A venticinque anni, laureato in materie umanistiche, si ritrova militare senza attitudini belliche, attendente-segretario di un generale in Sicilia, nell’estate 1943. È un grande osservatore Helmut, studia quello che vede. La debole resistenza opposta allo sbarco angloamericano dagli italiani, stanchi di una guerra che non sentono.
La distanza del grosso dei reparti germanici, trattenuti in Calabria dall’indecisione dei Comandi sul punto di approdo nemico. I colori unici della terra sicula, le donne vestite di nero, che non ridono mai e di cui gli uomini sono gelosissimi, salvo poi schiacciarle in una condizione d’inferiorità, segno di una grande arretratezza.
Ai suoi occhi di bavarese, gli abitanti sembrano recitare se stessi. È come se ogni giorno mettessero in scena una commedia o una tragedia:
“Ingannevole ed effimera, una rappresentazione dell’assurdo”
Ha sentito parlare di mafia, ha interrogato la gente, hanno detto di non sapere niente.
I tedeschi devono abbandonare la Sicilia e sanno che dovranno combattere da soli, perchè gli italiani stanno mollando. Intanto, la Wehrmacht ha sperimentato che da posizioni elevate ci si può difendere bene, annullando la superiorità di mezzi del nemico. Se si riduce tutto a “uomo contro uomo”, il combattente tedesco non è sfavorito. L’esperienza sarà utile per resistere in altre parti d’Italia, a Cassino e Monte Cassino. Nel febbraio 1944, infatti, il giovane tedesco è sulla linea Gustav, nel Lazio meridionale, arroccata su tanti punti di arresto appenninici, dal Tirreno all’Adriatico, sfruttando ogni possibile baluardo, naturale o artificiale.
Nove linee di demarcazione tagliano orizzontalmente il Paese, perché il cuore del sistema di difesa è anticipato da tante postazioni coordinate e protetto alle spalle da altre. Guerra feroce, tedeschi e alleati si scontrano alla morte.
Helmut ammira la grande abbazia benedettina che domina la Valle del Liri. È conquistato dal patrimonio artistico e architettonico, apprezza l’organizzazione della vita monastica, “Ora et labora”. Tutto distrutto, mandato per aria dal bombardamento alleato. Il 14 febbraio 1944, un San Valentino di ferro e di fuoco: tonnellate di bombe cadono sul complesso abbaziale.
Dentro, però, non c’era la Wehrmacht come si pensava: arriva adesso, a trincerarsi nelle rovine. L’inferno dal cielo non ha fatto che creare un nuovo, spietato campo di battaglia, sempre favorevole per chi si difende: i tedeschi.
Helmut cita le fotografie immortali del reporter di guerra Robert Capa, scattate durante la campagna di Sicilia. Decanta ai due ragazzi il valore della letteratura, le qualità degli scrittori italiani del Novecento, Pavese, Sciascia, Calvino e degli autori di guerra: Bedeschi, Rigoni Stern, Revelli.
I ragazzi apprezzano, assorbono, ma sanno anche essere impietosi. Perché, tra i libri che suggerisce e magari si porta appresso, manca il Diario di Anna Frank?
L’osservazione arriva come una frustata, scorre bruciante lungo la schiena come una scarica elettrica. Cosa c’è di non ancora detto, nell’itinerario di Helmut, nei suoi incontri con civili e militari, ottant’anni fa?
Il viaggio di Helmut
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