Impresa 3.0
- Autore: Elio Romer
- Genere: Marketing e Business Management
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2016
Quella che Elio Romer descrive in Impresa 3.0 (GreenBee, 2016) è una società luminosa e smagliante dove internet sembra essere la panacea di molti, se non di tutti, i mali e la chiave per garantire benessere e prosperità.
Una visione tanto ottimistica quanto superficiale che trascura (volutamente?) gli aspetti ormai sempre più preoccupanti delle cosiddette economie della conoscenza per regalare facili illusioni, dispensate in un libretto che, però, si limita a fornire descrizioni pittoresche di casi di successo piuttosto che reali indicazioni di metodo.
Impresa 3.0 si apre con uno stantio excursus degli albori di internet dove vengono richiamate, con ammirazione quasi ingenua, la vita universitaria di Larry Page e Sergei Brin, le intuizioni di Mark Zuckerberg, l’invenzione di Napster e le scelte strategiche di IBM, la nascita di Youtube e di Amazon.
Avventure imprenditoriali frutto della creatività di singoli individui che hanno dato vita agli attuali colossi digitali, ovvero a imprese "a gravità zero" che a un’economia, che in termini fisici si sta contraendo, contrappongono un abbattimento delle infrastrutture, una sostituzione del personale tradizionale con lavoratori maggiormente qualificati e un diverso rapporto con la clientela dove tanta parte hanno, o dovrebbero avere, i social network.
In questo mondo ammiccante e fatato poco o nulla viene detto degli effetti collaterali della web economy. Non si parla della disoccupazione crescente che internet e, soprattutto, l’automazione stanno creando, sostituendo gran parte del lavoro umano con quello delle macchine né dell’abbassamento dei salari connaturato a quella globalizzazione a cui internet stesso ha contribuito massicciamente, insieme allo sviluppo della logistica e dei trasporti.
Altrettanto ingenua sembra essere la visione di Impresa 3.0 riguardo ai risvolti sociologici della internet economy dove la presenza di business unit sempre più piccole, ridotte all’osso fino a "working solo", è salutata con entusiasmanti richiami alla figura rinascimentale dell’artigiano, trascurando totalmente aspetti come la crisi delle relazioni interpersonali (Bauman docet) o la crescente deregolamentazione del lavoro digitale descritta, ben più consapevolmente da altri, con la calzante immagine del quinto stato.
Tra le altre potenzialità del digitale che Elio Romer richiama anche la tendenza a favorire, soprattutto nei Paesi Occidentali, la
"nascita di attività che producono servizi innovativi, alcuni dei quali concepiti per risolvere problemi reali utilizzando i vantaggi competitivi che Internet possiede rispetto ai canali tradizionali: bassi costi, disintermediazione, semplificazione"
Non c’è dubbio che l’utilizzo di fonti di energia alternative ad azionariato diffuso o l’ennesimo servizio di car sharing condiviso che consiglia il percorso più economico e meno inquinante siano traguardi positivi, sebbene, anche in questo caso, occorra chiedersi – come ha fatto recentemente Morozov, ad esempio – se i ritrovati della web economy, App innanzitutto, non siano soltanto strumenti per soddisfare il bisogno, artificialmente indotto, di svolgere attraverso un dispositivo digitale azioni che prima l’uomo sapeva fare da solo.
Cento paginette scarne, con troppe figure e una vistosa interlinea danno spazio, insomma, a una descrizione estremamente ingenua e riduttiva dell’impresa 3.0, dove trova posto lo storytelling della Silicon Valley e si omettono i sempre più vistosi "buchi" della rete, senza fornire consigli operativi per la creazione di un’azienda digitale. Una lettura di cui si può senz’altro fare a meno.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Impresa 3.0
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