In che luce cadranno
- Autore: Gabriele Galloni
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2018
Raramente si ha la possibilità di tenere tra le mani un libro di tale spessore, di tale grazia; è una tenerezza ancestrale quella che il giovane poeta e scrittore Gabriele Galloni (Roma, giugno 1995) porta con sé nel delineare i movimenti lievi di chi ci accompagna nei sogni di sempre – dei morti. Nella sua seconda pubblicazione, “In che luce cadranno” (collana Poesia, sezione L’anello di Möbius; direttore Antonio Bux, RPlibri, 2018), le parole si immolano per musicare le danze di questi latori di verità; di coloro cui doniamo preghiere, memorie, benedizioni.
Ciò che risulta è che Galloni si immerge nella loro dimensione non come se vivessero in un interminabile inverno, anzi: sembra che il giovane poeta dialoghi con i morti nella penombra color ocra di quelle prime ore delle sere estive, quando l’aria va rinfrescandosi e diviene tutt’uno con l’odore dei pini e del mare (“I morti – loro, l’ultima / didascalia del mondo / conosciuto – in colloquio fitto tra un buio di falò e la resina / delle pinete a mare.”).
Gli scenari del loro universo sembrano inseriti in un’ipotetica raffigurazione della Verano e Solstizio di Vittorio Sereni per mano del pittore Ben McLaughlin: della prima riporta il lirico scorrere dei versi gli uni negli altri, nonostante il taglio – che dà ai suoi componimenti le peculiari brevità e purezza epigrammatiche – sia chirurgico; del secondo riesce a cogliere, e rimandare, evocazioni d’estati e di ricordi – ancora resistenti nella forma di una nitidezza concreta.
I suoi defunti sono essenzialmente vivi: vivono nei loro bisogni quotidiani, nelle loro febbri; nelle notti in cui discorrono con il cielo, o in cui non riescono a comprendere la luna. Nel loro essere ingenui quando, nonostante la trascendenza e l’abbandono della carne e delle ossa, seguitano a domandarsi di quell’oltre di cui non sanno di fare parte (“I morti continuano a porsi / le stesse domande dei vivi: / rimangono i corsi e i ricorsi / del vivere identici sulle / due rive. In che luce cadranno / tornati alle cellule.”).
Gli echi di queste loro azioni modeste – dei loro semplici riti diari – giungono sino a noi come un negativo fotografico. Tocchi appena accennati, labili; eppure colmi di eterna memoria. I morti sono qui la luce di ciò che non ci è dato sapere; Galloni ha inciso questa loro luce, ne ha custodito i segreti e ce ne ha offerto l’essenza.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: In che luce cadranno
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