In guerra con i Lupi di Toscana
- Autore: Enrico Morali
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2010
“Gli austriaci scappavano dal monte: Arrivano i lupi!”
Aveva vent’anni, una faccia da ragazzino, baffetti appena accennati per sembrare più grande. Indossava una mantella grigioverde con le stellette sul bavero e un berretto di panno, col numero 50 del Reggimento di fanteria nel quale seguiva il corso allievi ufficiali di complemento, a Torino. È la foto di Enrico Morali, bergamasco, nel febbraio 1915, a tre mesi dalla Grande Guerra, che lo avrebbe visto giovanissimo e coraggioso protagonista. Quasi cento anni dopo, un valido ricercatore come Paolo Pozzato e il figlio Cesare, giornalista pubblicista, hanno messo in bell’ordine le sue lettere e le sue foto, realizzando un bel volume, “In guerra con i Lupi di Toscana” (edito nel 2010 con la consueta cura grafica da Itinera Progetti di Bassano - 218 pagine, 22 euro). Una pubblicazione che rientra certo nella letteratura sul conflitto ma è soprattutto un lavoro esemplare su quel ragazzo, sulla sua personalità, sulla tempra insospettabile e sulla grande prova che tanti giovanotti dal cuore tenero e pulito come lui affrontarono e superarono.
Un “romanzo per lettere”, segnalano i curatori, con tutti i limiti quindi del contenuto obbligatoriamente reticente della corrispondenza, controllata durante la guerra dall’attenta censura militare, che per evitare di far passare informazioni delicate, interpretava nel senso più restrittivo il compito di occultare. Nel dubbio, si preferiva cancellare anche passaggi innocui: se l’indicazione geografica del fronte non veniva ad esempio sostituita da un generico “zona di guerra” o quella della postazione di prima linea da un comunque più eloquente “campo di battaglia”, grandi freghi neri di inchiostro indelebile coprivano intere frasi sulla carta da lettera o sul retro delle cartoline.
Sterilizzate dall’esercizio di autocontrollo dello scrivente, le lettere non possono rivelare gran che sulle azioni, ma sulle emozioni sì. E quelle di Enrico sono ricche ed esemplari, sotto questo aspetto: il g è patriottico, motivato, interventista, sentimentalmente attratto dalle ragazze, com’è giusto che fosse e molto legato alla famiglia. Tra i momenti più intensi, infatti, si distingue il dolore per la morte del fratello Vincenzo, di due anni maggiore, ufficiale della Brigata Regina. Nella zona di San Martino, sul Monte San Michele, il suo reparto fu investito dall’attacco austriaco col gas, il 29 giugno 1916. Per lettera, è lui stesso ad informare di essere ricoverato a Palmanova, per asfissia. Sembra farcela, ma soccombe agli effetti venefici del fosgene il 1 luglio. Riposa nel Sacrario di Redipuglia ed è ricordato come poeta.
Enrico, invece, ha combattuto quasi l’intera guerra con la Brigata Toscana, sul Carso e sull’Altopiano dei sette comuni. Tra i Lupi (come li avevano soprannominati i nemici, fuggendo dal Monte Melino espugnato nell’ottobre 1915: “Arrivano i lupi!” ebbe modo di guadagnare la stima di Giovanni Randaccio e la simpatia di D’Annunzio. Finì la guerra al comando dei giovanissimi classe ’98 e ’99 della Abruzzi, sul Grappa-Asolone, meritando la croce dell’Ordine Militare di Savoia, riconoscimento raro per un ufficiale di complemento.
L’inizio del 1915 lo vede avviare il corso ufficiali.
“Altezza m. 1,77, peso 67 kg, torace 82 cm. occhi cerulei, fronte alta, viso largo, mento regolare”
viene appuntato nel foglio matricolare alla visita medica, in caserma a Torino. Nell’occasione riesce a “smarrire” il borsellino, con 7 lire. A un collega va peggio, ne conteneva 100. Cercano, reclamano, niente da fare. Sarà l’inizio delle richieste di soldi a casa, perché tutto costa. In primavera, passati gli esami da sergente, le spese aumentano, non foss’altro per mantenere il decoro della divisa.
Ad agosto è neo sottotenente della Toscana, impaziente di andare in linea (sarà accontentato). La sua esperienza consente di verificare la formazione intensiva e ovviamente sommaria dei giovanissimi ufficiali di complemento dell’esercito, una generazione intera di ragazzi, “borghesi in uniforme” (160mila circa), che hanno garantito la tenuta della macchina enorme dei combattenti del 1915-18: sei milioni di mobilitati. In pochi mesi di corso accelerato, dovevano cacciarsi in testa quanto veniva insegnato in anni di corso ai cadetti di Modena e Torino.
Il sua sguardo lucido e onesto sul mondo che lo circonda sostiene un racconto sempre vivace, caloroso, intelligente, magari un tantino retorico, allora però veniva giudicato sconveniente non essere ampollosi.
Dove le precisazioni storiche si rendono necessarie, per ovviare alla reticenza imposta dalla censura, le lettere dell’ufficiale ragazzo sono intervallate da note sintetiche ma efficaci dei curatori.
Al centro del volume, un corredo fotografico di tutto rispetto su carta patinata: ottime immagini seppia e bianconero, provenienti dalla Famiglia Morali, dalla collezione Dal Molin e da archivi privati.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: In guerra con i Lupi di Toscana
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Grazie per la presentazione che è scritta bene e ricca di notizie. Un poco sintetica sulle azioni compiute sul Monte Grappa dove il III Battagione del 58° apre le vie per primo alla Quarta Armata. Complimenti e cordiali saluti . Cesare Morali