In volo dal 1959. 65 anni di volo in 65 racconti di Bruno Servadei

Nel 2024 Bruno Servadei compie sessantacinque anni di volo, una ricorrenza importante che può essere paragonata a un matrimonio di platino, ma in questo caso con una sposa particolare: la passione per il volo.
Una relazione iniziata nel 1959 quando, diciottenne cadetto dell’Accademia Aeronautica dell’AMI, ha iniziato a volare dapprima con un North American T-6 Texan e successivamente un Lockeed T-33 Shooting Star, per passare poi a macchine decisamente più impegnative come il cacciabombardiere Republic F-84F Tunderstreak e il caccia intercettatore Aeritalia l’F-104S Starfighter.
E oggi, più che ottantenne, continua a volare con un ultraleggero avanzato e riporta la sua esperienza in questo libro In volo dal 1959. 65 anni di volo in 65 racconti (LoGisma, 2024).

Come parte dei piloti da caccia provenienti dall’Accademia Aeronautica, Bruno Servadei è rimasto al reparto operativo per una dozzina di anni, effettuando mediamente le 180 ore di volo all’anno previste per il conseguimento e il mantenimento della prontezza al combattimento (C/R, Combat Readiness) secondo le direttive NATO e per esigenze di lavoro è stato in paesi dove ha avuto modo di fare esperienze di volo su alcuni velivoli non in dotazione all’Aeronautica Militare Italiana.
In particolare, i tre anni di comando dell’AWTI (Air Weapons Training Installation) di Decimomannu, all’epoca l’unica base di addestramento cosiddetta “Top Gun” esistente in Europa e sicuramente quella che in assoluto registrava la maggior attività, gli ha consentito di fare esperienze non alla portata di tutti. A Decimomannu erano di base i velivoli più avanzati del campo occidentale oltre a un gruppo permanente di Aggressor dell’USAF, e grazie alla sua posizione di comando ha potuto salire su tutti gli aeroplani che vi hanno operato.
Anche il settore civile gli ha offerto l’opportunità di prendere i comandi di vari velivoli e fare esperienze che possono risultare interessanti per gli amanti del meraviglioso mondo del volo, anche se l’attività di pilota civile si è svolta prioritariamente su due velivoli ultraleggeri: l’Eurostar prodotto in Repubblica Ceca e l’FL 100 costruito artigianalmente nella pianura pontina.
Inoltre, Bruno Servadei ha fatto parte di una piccola pattuglia acrobatica, la “Blu Circe”, grazie alla quale ha conosciuto un nuovo aspetto del mondo del volo, quello più spettacolare, e ha potuto partecipare a diversi Air Show, italiani ma anche esteri, persino in Cina.

In realtà non sono molte le ore di volo effettuate fino a oggi, poco oltre le seimila, ma neppure poche perché se un pilota civile di linea acquisisce centinaia di ore di volo stando seduto su una comoda poltrona con un autopilota che fa tutto o quasi da solo, anche solo venti minuti di volo a bordo di un caccia di ultima generazione in un poligono di combattimento o anche su un velivolo civile da acrobazia estrema sono decisamente più impegnative e stressanti. Tuttavia, l’aver speso buona parte delle ore di volo in attività ad alto contenuto adrenalinico è stato il motivo principale per il quale volare non mi gli è mai venuto a noia.

E oggi che, per sua stessa ammissione, ha superato l’aspettativa di vita del nostro Paese, può ritenere tutto il tempo che gli viene concesso da ora in poi come un vero e proprio bonus:

Tanto più che la buona salute di cui ancora godo mi consente di continuare a dedicarmi a qualcuno dei miei hobby ancora compatibile con l’età, fra i quali quello del volo rimane il più appagante. Ed è proprio al volo che ho inteso dedicare questo mio scritto, concentrandolo sul racconto dei voli, e delle attività nel cui ambito essi sono avvenuti, che hanno segnato la mia ormai lunga vita di pilota.