Innovazioni americane di Rivka Galchen

“Galchen racconta la stranezza dell’essere vivi” (Roz Chast)

In uno dei quattordici racconti molto fantasiosi di “Innovazioni americane” (Einaudi, 2016) di Rivka Galchen, i mobili di una giovane donna si separano da lei e vanno da un’altra parte.
In un altro, la narratrice si sente obbligata a promettere di consegnare un pollo all’aglio, un’insalata condita con salsa di miso e zenzero e un riso bianco a un ordine telefonico fatto da uno sconosciuto che ha sbagliato numero.
In un terzo, i piccoli dettagli di una transazione immobiliare illuminano un’intera esistenza di dolori e di amori complicati di un’intera famiglia.
E ancora, facendo colazione in un bar un ingegnere incontra il figlio che avrà in futuro o una giovane donna al suo risveglio si trova cresciuto un terzo seno.

I racconti di questa antologia rivoluzionaria sono storie semplici, re-immaginate dalla vivida fantasia di Rivka Galchen. Realistici, fantasiosi, spiritosi, e altamente lirici, questi racconti sono profondamente emotivi e scritti con una prosa perfetta. Sia che esplori le tensioni di una relazione umana sia nella scelta dei luoghi e del viaggio nel tempo, Galchen è una delle scrittrici più all’avanguardia di oggi.
Nei racconti di “Innovazioni americane” si trova una genialità narrativa che ha il suo fondamento nelle voci narranti stesse - per lo più donne dai venti ai trent’anni - che si osservano dall’esterno e si scervellano sulla strana visione che hanno di sé.

“Mi sentivo come se fossi davvero là fuori da qualche parte, in attesa del mio ritorno”

dice la protagonista di C’era una volta un Impero. In un luogo suggestivo di immagini, la giovanissima voce narrante di Blu frutti di bosco immagina

“di appoggiare la testa sulla vena del polso di un uomo”

si tratta di Roy di cui è follemente innamorata. Tante cose strane, assurde e curiose accadono in queste intense storie: alcuni personaggi scompaiono misteriosamente, una asse da stiro si anima, alcuni mobili prendono vita ed escono da un appartamento per andare in una altro, uno psichiatra crede che la moglie sia sparita e la sostituisce con un simulacro, una ragazza scappa a Città del Messico dove finisce per fingere di essere una giornalista di nome Alice. E proprio come la più nota Alice ad un certo punto si chiede

“Di chi è stata la vita? Non mia”.

I racconti di Rivka Galchen rispecchiano in pieno la società del ventesimo secolo: la corsa frenetica e la preoccupazione costante per un buon lavoro, per il denaro, per una casa di proprietà. Short stories raccontate con una voce affabile e ironica di una promettente, pluripremiata e moderna narratrice americana.