Io ti salverò
- Autore: Emilie Frèche
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Sperling & Kupfer
- Anno di pubblicazione: 2018
Un diario, per parlare con la figlia, per dirle le cose che non si sono mai dette. Diciassette anni sono pochi per esaurire gli argomenti di una mamma con la sua poco più che bambina. Una che amava la libertà, ma è fuggita lontano dalla Francia, per andare a combattere con l’Isis, nel “paradiso” dell’Islam radicale, assoggettandosi a un fondamentalismo religioso misogino che considera le donne degli esseri inferiori. Quel diario è parte di un romanzo drammatico, “Io ti salverò”, pubblicato a gennaio da Sperling & Kupfer (pp. 288, euro 16,90), a firma di Emilie Frèche, autrice di teatro, testi narrativi e sceneggiature per il cinema, impegnata nella battaglia contro il razzismo, l’antisemitismo e l’intolleranza.
La ragazzina è cambiata e lei, mamma, non se n’è accorta. Come ha fatto a trasformarsi tanto, se stava quasi sempre in casa? Ha ripudiato il bel nome, Elèa, che lei e il marito le avevano dato alla nascita. Ora si fa chiamare Umm Sumeyya, ha telefonato dalla Siria che non tornerà mai, che odia la Francia e l’Occidente, che vuole la morte di tutti i miscredenti. Ha detto che combattere per trasformare la Terra in un grande Califfato dell’Islam radicale è l’unico modo per salvare i genitori dall’inferno che attende i non credenti.
Con Elèa, sono cinquemila i ragazzi francesi (quattro su dieci sono ragazze) che fino al 2015 hanno raggiunto clandestinamente la Siria, musulmani e non, radicalizzati sottovoce e rapidamente, via Internet, da falsi amici ma veri reclutatori.
Prima di volare verso la Turchia e da lì nel territorio dell’Islamic State, la ragazza ha fatto sparire tutte le foto che la ritraggono coi capelli sciolti, in costume da bagno, sorridente. Sulle pareti, a casa, i segni lasciati dalle cornici sull’intonaco sono evidenti. A mamma Laurence sembrano i fantasmi di una vita o anche le tracce di una vita fantasma. E dire che Elèa era idealista, romantica, una sognatrice che fin da piccola diceva di voler vivere libera e indipendente.
Contemporaneamente al dramma dal punto di vista di Laurence, francese d’Alvernia, ragioniera apprendiamo cos’è capitato ad Elèa, che a sua volta si confida in alternanza nel suo diario. È un taccuino Moleskine, regalatole un anno prima, in occasione del sedicesimo compleanno. La ragazzina vi ha cominciato ad annotare la sua voglia di conoscere il mondo, il rapporto con l’amica Johanna e col ragazzo per cui ha una cotta, Marin, aspirante attore. Una francesina come tante, a parte la tendenza all’osservanza radicale dei dettami del Corano, soprattutto riguardo al cibo halal, una fissazione condivisa da tanti tra le giovani generazioni musulmane.
Si esprime anche il padre, Samir, dalla clinica psichiatrica in cui è ricoverato. Dopo la fuga della figlia ha dato letteralmente di matto, complice lo stress di un improvviso licenziamento. Da poco cinquantacinquenne, dirigente di grandi aziende private, nato in Algeria e di lingua materna araba ma musulmano tiepido, è sgomento, vorrebbe gridare la sua protesta a tutto il mondo. Crede in un Islam di pace e ragione, non l’Islam che uccide, che sgozza, lapida, fa della donna una proprietà del marito, trasforma le minoranze in non uomini e condanna come apostata chi pensa liberamente. Nel ’90, in Algeria, ha conosciuto l’orrore della guerra civile scatenata dai tagliagole del Gia, islamici fondamentalisti: 200mila vittime in dieci anni.
Mamma Laurence si impegna in un gruppo di sostegno che assiste ragazzi radicalizzati e famiglie. Girano per redazioni e studi televisivi, incontrano anche il presidente Hollande. Lei pure non si dà pace, non si spiega la svolta di Elèa, forse voleva solo riconoscersi in un gruppo, condividere valori comuni. Col marito le avevano insegnato il libero arbitrio, l’apertura mentale, la tolleranza, l’eterogeneità, il principio che il rispetto delle diversità si fonda sul laicismo. Ora se la ritrova antilibertaria, lontana, in pericolo. La immagina intabarrata di nero dalla testa ai piedi.
Una delle pochissime ragazze tornate dall’inferno islamico ha raccontato la quotidianità, l’incubo delle case per donne dove sono stipate come bestie, in condizioni igieniche orribili e dalle quali si può uscire solo sposate ad un estraneo. Nelle maqqar sono affidate a guardiane, kapò aguzzine che picchiano e segnalano all’emiro le più deboli, quelle che piangono di notte. All’alba, si ode uno sparo in cortile: un’altra caduta a faccia in giù, la nuca perforata.
Elèa, intanto, fa capire come avviene il reclutamento online. Da un contatto anonimo incontrato navigando sui siti per i diritti umani, è stata sensibilizzata a odiare il regime di Assad, che semina orrore in Siria. Lei ha pianto davanti ai bambini trucidati, gassati, bruciati, si è indignata col mondo che non reagisce, si è vergognata dei genitori che tollerano tutto quello…
Due frasi fanno riflettere nel corso della lettura. Una è la risposta di un consigliere di Hollande:
“non possiamo fare nulla”
le leggi a tutela delle libertà non consentono di fermare i reclutatori. L’altra è la promessa di Laurence alla figlia: scrive che viaggerà verso Sud, che scavalcherà ogni ostacolo. Le promette
“io ti salverò”.
Io ti salverò
Amazon.it: 10,00 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Io ti salverò
Lascia il tuo commento
Grazie per la bella recensione! E ringrazio in quanto mi sento coinvolta: il libro "nasce" in francese ed è soltanto grazie al traduttore - ignorato e purtroppo quasi mai citato - che può essere letto dai lettori italiani. Ce lo meritiamo o no di essere citati nelle vostre belle recensioni?
Buona lettura a tutti!
Marina Karam - Traduttrice di Io ti salverò