Il 15 ottobre 1923 nasceva Italo Calvino, uno dei più importanti scrittori italiani del secondo Novecento. Il suo stile razionale e ironico, il suo interesse per i meccanismi che dominano il mondo (e la narrazione) e la sua scrittura cristallina sono riusciti a trasmettere unità alla molteplice offerta delle sue opere, che varia al succedersi delle poetiche e degli indirizzi culturali accolti.
Per ricordare lo scrittore in occasione dell’anniversario della sua nascita, abbiamo scelto di condividere un elenco delle sue più belle frasi e citazioni. Non solo: alcune citazioni gettonatissime sui social sono spesso state a lui attribuite, pur non facendo realmente parte delle sue opere. Quali sono questi falsi? Scopriamolo insieme.
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Le citazioni più belle di Italo Calvino
- La lettura è un rapporto con noi stessi e non solo col libro, col nostro mondo interiore attraverso il mondo che il libro ci apre.
- Tutti abbiamo una ferita segreta per riscattare la quale combattiamo.
- L’arte di scriver storie sta nel saper tirar fuori da quel nulla che si è capito della vita tutto il resto; ma finita la pagina si riprende la vita e ci s’accorge che quel che si sapeva è proprio un nulla.
- L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.
- Anche quando pare di poche spanne, un viaggio può restare senza ritorno.
- La vita, pensò il nudo, era un inferno, con rari richiami d’antichi felici paradisi.
- Il genere umano è una zona del vivente che va definita circoscrivendone i confini.
- Se alzi un muro, pensa a ciò che resta fuori!
- Non possiamo conoscere nulla d’esterno a noi scavalcando noi stessi – egli pensa ora – l’universo è lo specchio in cui possiamo contemplare solo ciò che abbiamo imparato a conoscere in noi.
- C’è un modo colpevole di abitare la città: accettare le condizioni della bestia feroce dandogli in pasto i nostri figli. C’è un modo colpevole di abitare la solitudine: credersi tranquillo perché la bestia feroce è resa inoffensiva da una spina nella zampa. L’eroe della storia è colui che nella città punta la lancia nella gola del drago, e nella solitudine tiene con sé il leone nel pieno delle sue forze, accettandolo come custode e genio domestico, ma senza nascondersi la sua natura di belva.
- Alle volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane.
- Ci sono quelli che si condannano al grigiore della vita più mediocre perché hanno avuto un dolore, una sfortuna; ma ci sono anche quelli che lo fanno perché hanno avuto più fortuna di quella che si sentivano di reggere.
- In gioventù ogni libro nuovo che si legge è come un nuovo occhio che si apre e modifica la vista degli altri occhi o libri-occhi che si avevano prima.
- Non sapeva cosa avrebbe voluto: capiva solo quant’era distante, lui come tutti, dal vivere come va vissuto quello che cercava di vivere.
- D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.
- Di fatto, ogni silenzio consiste nella rete di rumori minuti che l’avvolge: il silenzio dell’isola si staccava da quello del calmo mare circostante perché era percorso da fruscii vegetali, da versi d’uccelli o da un improvviso frullo d’ali.
- Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone.
- Insomma, gli era presa quella smania di chi racconta storie e non sa mai se sono più belle quelle che gli sono veramente accadute e che a rievocarle riportano con sé tutto un mare d’ore passate, di sentimenti minuti, tedii, felicità, incertezze, vanaglorie, nausee di sé, oppure quelle che ci s’inventa, in cui si taglia giù di grosso, e tutto appare facile, ma poi più si svaria più ci s’accorge che si torna a parlare delle cose che s’è avuto o capito in realtà vivendo.
- La forza dell’eremita si misura non da quanto lontano è andato a stare, ma dalla poca distanza che gli basta per staccarsi dalla città, senza mai perderla di vista.
- Quel frastaglio di rami e foglie, biforcazioni, lobi, spiumii, minuto e senza fine, e il cielo solo a sprazzi irregolari e ritagli, forse c’era solo perché ci passasse mio fratello col suo leggero passo di codibugnolo, era un ricamo fatto sul nulla che assomiglia a questo filo d’inchiostro, come l’ho lasciato correre per pagine e pagine, zeppo di cancellature, di rimandi, di sgorbi nervosi, di macchie, di lacune, che a momenti si sgrana in grossi acini chiari, a momenti si infittisce in segni minuscoli come semi puntiformi, ora si ritorce su se stesso, ora si biforca, ora collega grumi di frasi con contorni di foglie o di nuvole, e poi s’intoppa, e poi ripiglia a attorcigliarsi, e corre e corre e si sdipana e avvolge un ultimo grappolo insensato di parole idee sogni ed è finito.
- Arrivare e non aver paura, questa è la meta ultima dell’uomo.
- Il luogo ideale per me è quello in cui è più naturale vivere da straniero.
- Quando ho cominciato a scrivere Il visconte dimezzato, volevo soprattutto scrivere una storia divertente per divertire me stesso e possibilmente anche gli altri; avevo questa immagine di un uomo tagliato in due ed ho pensato che questo tema dell’uomo tagliato in due, dell’uomo dimezzato fosse un tema significativo, avesse un significato contemporaneo: tutti ci sentiamo in qualche modo incompleti, tutti realizziamo una parte di noi stessi e non l’altra.
- Il meglio che ci si può aspettare è di evitare il peggio.
- Un libro (io credo) è qualcosa con un principio e una fine (anche se non è un romanzo in senso stretto), è uno spazio in cui il lettore deve entrare, girare, magari perdersi, ma a un certo punto trovare un’uscita, o magari parecchie uscite, la possibilità di aprirsi una strada per venirne fuori.
- Quando ho più idee degli altri, do agli altri queste idee, se le accettano; e questo è comandare.
- L’umano arriva dove arriva l’amore: non ha confini se non quelli che gli diamo.
- Nulla piace agli uomini quanto avere dei nemici e vedere se sono proprio come ci s’immagina.
- Si conobbero. Lui conobbe lei e se stesso, perché in verità non s’era mai saputo. E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s’era potuta riconoscere così.
- E lei: – Tu non credi che l’amore sia dedizione assoluta, rinuncia di sé...
Era lì sul prato, bella come mai, e la freddezza che induriva appena i suoi lineamenti e l’altero portamento della persona sarebbe bastato un niente a scioglierli, e riaverla tra le braccia... Poteva dire qualcosa, Cosimo, una qualsiasi cosa per venirle incontro, poteva dirle: – Dimmi che cosa vuoi che faccia, sono pronto... – e sarebbe stata di nuovo la felicità per lui, la felicità insieme senza ombre. Invece disse: – Non ci può essere amore se non si è se stessi con tutte le proprie forze. - Non c’è difesa né offesa, non c’è senso di nulla. La guerra durerà fino alla fine dei secoli e nessuno vincerà o perderà, resteremo fermi gli uni di fronte agli altri per sempre. E senza gli uni gli altri non sarebbero nulla e ormai sia noi che loro abbiamo dimenticato perché combattiamo...
- Le letture e l’esperienza di vita non sono due universi ma uno. Ogni esperienza di vita per essere interpretata chiama certe letture e si fonde con esse. Che i libri nascano sempre da altri libri è una verità solo apparentemente in contraddizione con l’altra: che i libri nascano dalla vita pratica e dai rapporti tra gli uomini.
- Forse ci s’aspettava che, tornato intero il visconte, s’aprisse un’epoca di felicità meravigliosa; ma è chiaro che non basta un visconte completo perché diventi completo tutto il mondo.
- Ci sono giorni in cui ogni cosa che vedo mi sembra carica di significati: messaggi che mi sarebbe difficile comunicare ad altri, definire, tradurre in parole, ma che appunto perciò mi si presentano come decisivi. Sono annunci o presagi che riguardano me e il mondo insieme: e di me non gli avvenimenti esteriori dell’esistenza ma ciò che accade dentro, nel fondo; e del mondo non qualche fatto particolare ma il modo d’essere generale di tutto. Comprenderete dunque la mia difficoltà a parlarne, se non per accenni.
- Questo romanzo è il primo che ho scritto, quasi la prima cosa che ho scritto. Cosa ne posso dire, oggi? Dirò questo: il primo libro sarebbe meglio non averlo mai scritto.
Finché il primo libro non è scritto, si possiede quella libertà di cominciare che si può usare una sola volta nella vita, il primo libro già ti definisce mentre tu in realtà sei ancora lontano dall’esser definito; e questa definizione poi dovrai portartela dietro per la vita, cercando di darne conferma o approfondimento o correzione o smentita, ma mai più riuscendo a prescinderne.
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Alcune tra le citazioni più note di Calvino e condivise sui social non sono realmente frasi dello scrittore. Siete curiosi di scoprire quali sono?
Prendete la vita con leggerezza. Che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore.
Ebbene sì: si tratta di una delle citazioni calviniane che più circolano online, ma... non è mai stata scritta da Calvino!
Gli appunti che hanno dato vita alla raccolta Lezioni Americane, pubblicata postuma, sono sì incentrati su Leggerezza, Rapidità, Esattezza, Visibilità, Molteplicità (e la mai scritta Coerenza), ma, per quanto riguarda la prima, hanno ben poco a che fare con la citazione riportata.
Un Paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi, perché le risorse mancano, o i costi sono eccessivi. Un Paese che demolisce l’istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere.
Anche in questo caso, si tratta di una citazione che ha fatto il giro dei social, ma non di pugno calviniano. Si tratta invece di una considerazione postata da una lettrice, che nel suo post si rifaceva a un articolo dello scrittore.
Non potevo far altro che cercare di portarti con me, dal profondo, per egoismo quasi, per farmi stare bene. Anche se sapevo di non potere. Anche se era rischioso. Anche se tu non vuoi, anche se, infine, la tua felicità non dipende da me.
E non posso fare a meno di chiedertelo di nuovo. Solo per essere sicuro.
Verresti?
Variamente attribuite a Gli amori difficili o a Prima che tu dica "Pronto", queste righe sono le finali di una lunga citazione da sempre condivisa online. Anche in questo caso, però, non si tratta di parole di Italo Calvino e il loro autore reale resta anonimo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Italo Calvino: le citazioni più belle e quelle falsamente attribuitegli
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