L’Anello della Repubblica. La scoperta di un nuovo servizio segreto. Dal Fascismo alle Brigate Rosse di Stefania Limiti

Ogni paese è dotato di propri servizi segreti, ai quali spesso riservare compiti delicati, scomodi, "sporchi", da non doverne certo portare a conoscenza l’opinione pubblica ma pur sempre dettati dalla ragion di Stato: attività, diciamo, compromettenti per cui i governi preferiscono voltare la testa dall’altra parte.

In Italia, terra di trame occulte e intrallazzi di ogni genere, i nostri 007 risultano essere validi e reattivi, molto considerati anche a livello internazionale.
Nel 1996, tra le carte stipate e dimenticate negli armadi del Ministero dell’Interno, presso alcuni uffici periferici di Roma, qualcuno della squadra del giudice Guido Salvini - magistrato in prima linea nelle indagini sulla "strategia della tensione" - scoprì l’esistenza del "noto servizio" o "Anello", vera e propria quintessenza di segretezza, un organismo sconosciuto persino a molti politici, attivo - pare - dal dopoguerra fino ai primi anni Ottanta, il cui compito all’inizio fu quello di impedire eventuali esecutivi di sinistra e garantire le condizioni della stabilità politica centrista, con la compiacenza degli americani.

Fondato da Mario Roatta, ex capo di stato maggiore dell’esercito, questa organizzazione era alle dirette dipendenze del presidente del consiglio.
Ai compiti iniziali, nel corso degli anni se ne aggiunsero altri, in particolare l’insabbiamento di potenziali scandali, la "pulizia" di documenti scottanti, la neutralizzazione di personaggi sgraditi. L’Anello era formato da qualche centinaio di elementi - da non confondere con Gladio - pronto a immergere le mani nel fango delle questioni di Stato, operando sottotraccia ed evitando così imbarazzi agli stessi servizi segreti ufficiali.
Una struttura segreta, parallela alla Intelligence istituzionale, che rispondeva soltanto a un pugno di uomini politici di rilievo, appartenenti soprattutto alla Democrazia cristiana.

Stefania Limiti ne racconta l’evoluzione attraverso tre vicende chiave della nostra storia:

• La fuga del criminale nazista mai pentito Herbert Kappler – corresponsabile con Erich Priebke dell’eccidio delle Fosse Ardeatine - dall’ospedale militare del Celio, il giorno di ferragosto 1977, con la complicità di una parte del governo italiano

• L’affaire Moro, da via Fani alla Renault 4 rossa

• Il rapimento, nel 1981 ad opera delle Brigate Rosse, di Ciro Cirillo, assessore democristiano ai lavori pubblici in Campania, liberato dietro riscatto da quello stesso Stato che con Moro scelse la linea della fermezza

Tre fra le tante pagine non edificanti della Repubblica, vicende ancora rivestite di mistero, nelle quali l’Anello giocò un ruolo determinate.

L’inchiesta - corposa, ben documentata, di scorrevolissima lettura, ricca di note e riferimenti bibliografici - svela i retroscena di un pezzo di storia nazionale, raccontando le "imprese" di questo oscuro ed efficiente organismo ombra dei servizi ufficiali.
Intrighi, maneggi, complicità e connivenze tra personalità politiche e mondo criminale – in particolare banda della Magliana e la Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo -, inconfessabili compromessi con brigatisti rossi e bombaroli legati all’estrema destra: un quadro a tinte fosche di un sistema istituzionale contaminato da allarmanti ambiguità.

Chiarelettere, con impegno e coraggio, scuote le nostre coscienze su alcuni avvenimenti mai chiariti del nostro passato - che in fondo ci trasciniamo dietro ancora adesso - provando a ricostruirne un tracciato di verità.

Perché leggere questo libro? Intanto, perché l’argomento è avvincente, denso di dettagli sorprendenti, dove re garbuglio e regina macchinazione sono i veri protagonist, meglio di una spy story: vedrete, il tempo vi volerà rapido come una rondine.
Poi per educarci a diventare cittadini un tantino più informati di cosa si nasconde spesso dietro la politica, ieri come oggi.
Per capire in sostanza come si fa a mandare in rovina una nazione.
Per aprire gli occhi e ripensare.

Da non saltare, infine, la prefazione di Giuseppe De Lutiis, uno dei massimi esperti in materia.