

L’Isola dei draghi
- Autore: Lorella Fontanelli
- Genere: Fantasy
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2024
Fantascienza: è ambientato nell’anno 2180, in una realtà postapocalittica (ma in filigrana si tratta dopotutto dei nostri giorni), l’ultimo nato tra i romanzi di Lorella Fontanelli, scrittrice ed editrice emiliana, anima, mente e corpo di Epika Edizioni di Valsamoggia (Bologna). L’Isola dei draghi (novembre 2024, 262 pagine) è qualcosa di più di un libro, un prodotto moderno, lanciato tra l’altro da un web trailer strepitoso su YouTube, di ben 2’46’’ e caratterizzato da una bella copertina stile fantasy, a colori, creata dall’autrice stessa con l’intelligenza artificiale e anteprima delle illustrazioni a tutta pagina in bicromia che commentano la storia narrata. Sono tante e sempre realizzate da Lorella con l’AI. Peccato che questo sforzo di coniugare l’editoria al futuro debba scontrarsi con il cinismo di qualche maneggione, che ha craccato il sito di Epika, creando non poche, immeritate difficoltà.
Alle soglie del 2200, Jingtù è una nazione asiatica, isolata dal mondo e impenetrabile, dopo una guerra nucleare planetaria devastante. Comprende parti delle attuali Thailandia, Laos, Cambogia, Vietnam e Cina.
Fermi un attimo, però, dimenticavo di citare la dedica di Lorella nel suo romanzo (da non trascurare, perchè in parte anticipativa):
A tutti coloro che credono che se abbiamo rispetto per le diversità e un vero desiderio di una vita migliore, e più umana, dentro di noi di sicuro c’è un drago.
Un secolo prima delle vicende raccontate, grandi navi da guerra dell’Altrove avevano circondato i confini costieri della Nazione. Sarebbe stato impossibile difenderli tutti. Tutto sembrava volgere al peggio, ma si presentarono al guardiano e ai sorveglianti i due principi Naga, Nalóng e Antai, imponenti negli antichi costumi, lo sguardo fermo, i modi regali, serpenti d’oro avvolti alle braccia. Annunciarono che dopo di loro altri si sarebbero manifestati al momento giusto. S’immersero nell’oceano, riemersero nella loro forma divina: draghi enormi e feroci, dal lungo corpo serpentino. Spostandosi e avvolgendosi nel cielo, affrontarono navi ed elicotteri, lottarono per ore, feriti e fatti a pezzi dalle armi dell’Altrove. Solo dopo avere ridotto le flotte a relitti, si lasciarono precipitare in mare.
I due Naga ci avevano salvati. Un sacrificio, senza risparmiare nemmeno la loro essenza divina, che non dovrà mai essere dimenticato dagli uomini e donne che Jingtů preserva e conduce verso un essere umano più evoluto.
Il sonoro e le immagini del vecchio filmato commuovono gli studenti che seguono la lezione di storia sugli schermi quasi senza respirare, 102 anni dopo quei fatti. Li avevano cercati e trovati, nel Mar Cinese Meridionale, troppo in profondità per raggiungerli. Le fotografie subacquee mostravano spire del colossale corpo serpentino avviluppate in uno spasimo, scaglie ormai senza colore. Due draghi di pietra, megaliti sul fondo.
Agli studenti s’insegna a diffidare di quello che viene dal mondo morto. L’Altrove è una realtà ingannevole: mai credere a niente di quello che si vede, che si legge, viene detto o raccontato. La verità può essere nascosta, opposta, distorta, diversa. Si sa di certo che la radioattività si era diffusa nel pianeta per una grande guerra sfuggita di mano nel 2033. Il nuovo Parlamento Mondiale aveva creato una specie d’incubatrice globale, isolando una lunga striscia di terra quasi indenne e rinchiudendovi i meno esposti alle radiazioni: milioni di persone di varie provenienze, deportate, volenti o nolenti, in un paradiso terrestre forzato. Ma fuori era peggio. L’avevano circondata con un’alta muraglia. Poche le entrate sotterranee, nascoste e sorvegliate. Vietato uscire, tanto meno entrare.
Una trentina d’anni più avanti, conosciuti i primi risultati positivi sul DNA umano, il mondo morto si era ricordato della Nazione e aveva aggredito Jingtù. L’attacco di cento anni prima aveva fatto capire che la muraglia andava allargata, fortificata e innalzata fino a sfiorare i cinquanta metri. Cambiati gli accessi segreti, era stata generata una potente distorsione magnetica che rendeva molto difficile cercare di colpirla. Il guardiano di allora aveva pronunciato l’unilaterale dichiarazione d’indipendenza.
A Jingtù si cresce convinti che il mondo morto distorce le menti e che solo i maghi e i sorveglianti dell’Isola possano maneggiare un po’ di tecnologia, con molta cautela. Gli studenti più dotati ricevono solide basi informatiche e sono poi mandati sull’Isola dei maghi, senza mai più tornare ai villaggi di provenienza. Gli altri continuano a vivere e lavorare nella Nazione, immaginando l’Isola come lontanissima dalla loro vita normale, fatta di cose semplici, risate, amori, lavoro, buon cibo e feste a ogni occasione.
Finora abbiamo soltanto anticipato il contesto e siamo già lunghissimi. Affidiamoci al trailer per chiarire in pillole il resto del romanzo, sapientemente condotto da una Lorella Fontanelli motivatissima e a suo agio, come d’abitudine, con le cadenze narrative fantascientifico-fantasy.
In una terra isolata dal mondo si vive una vita semplice, cercando di salvare la razza umana dall’estinzione, da se stessa, dalla ferocia del mondo morto. Ah’Lei e l’amico Khai sono giovani di una provincia ribelle, incuriositi dalla misteriosa Isola dei maghi e dai suoi segreti. Al contrario dei villaggi, è futuristica e ipertecnologica. Vi giungono nella festa di Capodanno. Ah’Lei si fa portare sull’Isola dove si arriva addormentati. I risultati dei test sul suo DNA, che aveva sempre rifiutato, mettono tutti in pericolo, richiamando l’attenzione dell’Altrove. Una vecchia leggenda tornerà attuale.

L'Isola dei draghi
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