L’affare Vivaldi
- Autore: Federico Maria Sardelli
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2015
La maggior parte degli estimatori della musica classica appartiene alla massa dei “profani”, di coloro, cioè, che, pur apprezzando le opere dei grandi musicisti del passato, non posseggono una formazione accademica, e sono così portati a una fruizione superficiale e spesso frettolosa. Tutto ciò genera spesso una certa confusione, un appiattimento qualitativo dell’ascolto e veri e propri errori storiografici, come il dare per scontato che coloro che oggi noi consideriamo grandi musicisti lo siano sempre stati, anche in vita. In realtà, un esame leggermente più approfondito potrebbe rivelarci che, in molti casi, così non è andata: molti compositori hanno conosciuto splendori e miserie, o un oblio postumo durato a volte secoli, prima di essere rivalutati da qualche insigne musicologo che ha restituito le loro opere all’ascolto del grande pubblico. Qualcuno, come appunto Antonio Vivaldi, morì addirittura povero e pieno di debiti, malgrado, nel suo caso, il tentativo di riproporsi alla corte di Vienna per risollevare le proprie sorti, e malgrado l’impegno del fratello, rimasto a Venezia a proteggere la famiglia e i pochi averi dagli assalti continui dei creditori.
Federico Maria Sardelli, livornese, è uno dei massimi esperti di Vivaldi, ma il suo vasto curriculum include, curiosamente, anche una collaborazione con “Il Vernacoliere”. Si tratta quindi di un personaggio non solamente autorevole, ma anche peculiare, forse l’unico che avrebbe potuto affrontare la questione del ritrovamento dei manoscritti vivaldiani da un punto di vista, allo stesso tempo, scrupoloso e appassionante. Questo breve romanzo, L’affare Vivaldi (Sellerio, 2015), è infatti estremamente aderente ai fatti così come sono stati rilevati da un attento studio dei documenti (solo pochissimi personaggi e circostanze sono stati inventati, come sottolinea l’autore stesso nelle Note sulle fonti in coda allo scritto), ma allo stesso tempo beneficia di una narrazione brillante e svelta, e permeata di quello spirito ironico che soltanto un livornese può possedere e saper dosare così bene. Non che Sardelli nasconda le proprie simpatie o antipatie per i vari personaggi, anzi: risulta subito chiaro per chi parteggi in questa storia. Questo, però, non compromette assolutamente la piacevolezza della narrazione, né tanto meno il valore dell’approfondimento storico che questo libro rappresenta.
L’azione è giocata sui salti temporali dalla Venezia del 1740, dove il fratello di Antonio Vivaldi, Francesco, tenta di salvare dai creditori i preziosi manoscritti del musicista, alla Torino del Ventennio fascista, in cui Luigi Torri, direttore della Biblioteca Nazionale, e Alberto Gentili, musicologo e professore di storia della musica, iniziano il complicato processo di ricerca e recupero dei manoscritti vivaldiani. Questi due principali “poli temporali” sono inframezzati da altre “finestre” che seguono il percorso della collezione Vivaldi, nascosta dal fratello, passata di mano in mano, divisa per eredità, parzialmente donata a un disinteressato istituto di Salesiani, fino ad arrivare nella Biblioteca di Torino suscitando l’interesse di un presuntuoso Ezra Pound che, in questo libro, non fa esattamente una bella figura. La vicenda si chiude con una nota estremamente amara che rivanga un’epoca di razzismo e sopraffazione che vorremmo dimenticare ma che abbiamo il dovere di ricordare. Perché questo non è un romanzo, ma è semplicemente storia.
Il risvolto positivo della vicenda è che la musica di Vivaldi è stata salvata, recuperata e adesso fa parte del patrimonio di tutti noi. Il consiglio, quindi, è di non dichiararsi soddisfatti una volta chiuso il libro, ma di andare ad ascoltare le opere del leggendario “Prete rosso”. In particolare, come indicato dallo stesso autore, un brano menzionato più volte durante la narrazione, In memoria aeterna, tratto dal Beatus vir, RV 597. Giusto per capire fino in fondo l’importanza dell’affare Vivaldi.
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Un libro perfetto per...
I musicologi, ma non solamente i più esperti: anche chi si commuove ascoltando un brano di musica classica accennato da un’orchestrina improvvisata, ma non ha mai pensato di andare a vedere che cosa ci sia dietro.
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’affare Vivaldi
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