L’albergo dell’alpinista morto di Arkadij e Boris Strugackij

Arkadij e Boris Strugackij sono fratelli miracolosamente scampati all’assedio nazista di Leningrado e sono umanamente considerati i massimi autori di fantascienza russa della seconda metà del Novecento. Oggi tornano in libreria con un libro giallo dal titolo L’albergo dell’alpinista morto
(Carbonio editore, 2022, trad. Daniela Liberti).

L’albergo dell’alpinista morto narra la storia dell’ispettore Peter Glebski che decide di prendersi, finalmente, una meritata vacanza e si reca in montagna. Lì si imbatte nell’ignoto, che:

“È simile a un fuoco che brilla nella notte scura e abissale.”

Ovvero si trova a pernottare in una strana locanda:

“albergo dell’alpinista morto: albergo a due piani, di un giallo-verde, con un’insegna lugubre”.

Proprietario è Alek Shevar e il suo fido cane San Bernardo, di nome Lel:

“il manto bianco pezzato di giallo, una bestia possente della taglia di un vitello.”

L’ispettore, giunto nella locanda, si accorge presto di non essere solo, ma con una strana compagnia.
Con lui ci sono un ipnotizzatore, un ricco commerciante e la sua avvenente moglie, uno scienziato assai strano, e una adolescente dal sesso indefinito. Che succederà alla strana combriccola? C’è un fantasma tra loro? Che accadrà?

L’albergo dell’alpinista morto è un giallo classico, alla Agatha Christie. Tuttavia, non sempre quello che sembra è. Una trama eccellente e di grande qualità, un giallo tipico della camera chiusa. Il finale sorprende e stupisce, un mistero nel mistero. Per gli amanti del genere, con sorpresa finale che ammalia.