L’amante di Wittgenstein
- Autore: David Markson
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2016
Kate è una donna sui cinquant’anni (forse, non ricorda bene), sola, probabilmente pazza. Dorme dovunque le capiti di dormire, qua e là, dentro abitazioni improvvisate, come nei saloni dei musei più importanti del mondo. Gira a vuoto.
In una vita passata, che riaffiora a tratti dalla nebbia dei ricordi, Nancy ha avuto una casa e un figlio. Oggi non ha nessuno e nessun luogo a cui tornare: la casa è andata a fuoco e il pianeta è un deserto: a parte Nancy, non un’anima che sia una. C’è solo Kate sulla facce della Terra, e il suo diario dell’estinzione (dei rapporti umani, in primis).
“L’amante di Wittgenstein” di David Markson (Edizioni Clichy, 2016) è la storia di Kate raccontata in soggettiva. Un storia senza un dialogo, una storia interiore. Un corollario di libere associazioni, congrue e incongrue, a un passo dal delirio. Un (non)romanzo ipnotico, insolito, sperimentale al punto da meritarsi un saggio di David Foster Wallace, pubblicato in appendice. Quello che David Markson riesce a fare con un’abilità da mago della letteratura è coinvolgere il lettore nel reticolo mentale (e quindi nei pensieri, nei ricordi, nelle riflessioni, nelle proiezioni) della protagonista, e la sua voce convince al punto che è impossibile sottrarvisi, non assecondarne il richiamo intanto che sciorina la sacca intellettuale di riflessioni disincantate su ogni cosa - pittura (Kate è una pittrice, quanto meno lo è stata), sesso, legami sentimentali, Elena di Troia, Brahms, mal de vivre, Heidegger -, a ricomporre i tasselli di un vissuto drammatico, sfociato giocoforza nell’attuale condizione.
Quella di “La sposa di Wittgenstein” è dunque, in traslato, una partitura folle e composita, segnale di uno straniamento relazionale, della non-comunicabilità del reale per mezzo del linguaggio (di qui il riferimento a Wittgenstein). La prosa di David Markson è frammentata, nervosa, post-moderna (per dirla con Wallace) ma capace di un vitalismo e di un colore tutti suoi. Un romanzo scopertamente sui generis, che proprio per questo non si dimentica.
L'amante di Wittgenstein
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