L’amore che fa boum! La vera storia della Banda Bonnot
- Autore: Giangilberto Monti
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2013
Senza per forza (ri)tirare in ballo la vicenda di Pat Garrett & Billy the Kid, qual è la sottile linea rossa che separa l’atto di delinquere dalla mitologia? Cosa rende un fuorilegge (uno dei tanti) “il” fuorilegge, un numero uno, un’icona da tramandare alla memoria di una nazione, nemmeno fosse un calciatore o un attore di grido? Provate a chiedere in Francia di Jules Bonnot, per esempio. Provate a chiedere sue notizie a chiunque abbia almeno mezzo secolo di vita (ma è solo per andare sul sicuro, coi più giovani non si sa mai) e potete scommettere che vi risponderà senza battere ciglio: il bandito anarchico della Belle Epoque. Jules Bonnot è passato suo malgrado alla Storia, né più né meno che l’evo nel quale ha compiuto le sue malefatte, sullo sfondo dei caffè parigini frequentati da artisti e belle donne, il Moulin Rouge e la Suretè imperiale che gli si affanna alle costole come nei film con Arsenio Lupin, non desiderando altro che stringergli i ferri ai polsi. In quanto anarchico prima ancora che bandito, probabilmente.
“L’amore che fa boum!” è il bellissimo romanzo che Giangilberto Monti dedica all’affaire Bonnot (VOLOlibero, 2013), un romanzo "illegalista" (per dirla con il suo autore), ma anche una biografia puntuale come un convoglio francese, e che si legge come una crime story. E’ il merito numero uno di questo libro, cesellato sul discrimine tra apparenza e realtà, la ricostruzione dei fatti e la loro possibile dietrologia. Cosa divide, proprio in fondo in fondo, l’azione politica dal delitto fine a se stesso? E qual è l’attimo esatto in cui un ladro di automobili salta il fosso e diventa il bandito più ricercato d’Europa?
Chi - come il sottoscritto - pratica da tempo storia e contro-storia del cantautorato italiano, sa bene che Giangilberto Monti è uno studioso affidabile del “fenomeno” (e non soltanto del fenomeno cantautorale). Questo romanzo che fa il verso alle pulp-story e ha un titolo che ricorda le canzonette francesi, ce lo rivela in una veste ulteriore: quella di scrittore tout-court, abilissimo nel confezionare una trama che immortala al contempo una vita, un grande amore e un’epoca intera: l’epoca in cui Parigi era più che mai “en rose” e la banda Bonnot portava lo scompiglio a colpi di arma da fuoco. Un romanzo che può apparire come un viaggio di prova nella macchina del tempo ma che reca in sé una caratura politica non indifferente. Prima di darsi alla macchia e alle rapine motorizzate, Jules Bonnot aveva, infatti, un lavoro di tutto rispetto, perduto su pressioni della “police” transalpina, che come tutte le polizie di questo mondo gli anarchici preferisce vederli in manette o al cimitero. Come cantava un lontanissimo Guccini (e so che con Monti posso permettermi il riferimento):
“gli anarchici li han sempre bastonati/ e il libertario è sempre controllato/ dal clero, dallo stato”
Fine dell’inciso: il romanzo avvince e lascia pensare, di buon impatto anche la copertina firmata da Mauro Berchi.
L'amore che fa Boum!: La vera storia della banda Bonnot
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