L’amore è cieco
- Autore: William Boyd
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2019
William Boyd è fra i più apprezzati autori inglesi viventi. Giunto al suo quindicesimo romanzo, L’amore è cieco (Neri Pozza, 2019 traduzione di L. Prandino), non si smentisce e, grazie alle sue efficaci doti di narratore, offre al lettore un’appassionante storia d’amore ambientata nel mondo della musica, in particolare, dell’accordatura di pianoforti.
Nel solco di alcuni suoi precedenti successi – mi riferisco a Ogni cuore umano o a Aspettando l’alba – egli descrive il viaggio del protagonista, il giovane scozzese Brodie Moncur, attraverso un preciso periodo storico, quello tra la fine del 1800 e i primi anni del 1900 e in vari contesti, dalla Scozia alla Francia, dalla Russia a Trieste, fino alle sperdute Isole Nicobare e Andamane. Dettagli storici gestiti in modo molto abile fanno sì che realtà e finzione siano così intimamente e perfettamente legate da non poterle più distinguere.
È innegabile che Boyd crei davvero un “mondo” ed il lettore viene completamente rapito.
Brodie ha ventiquattro anni e da sei lavora per la Channon & Co., ovvero il quarto maggior produttore di pianoforti di tutta la Gran Bretagna. L’accordatura non è un noioso lavoro meccanico: è piuttosto una forma d’arte dietro le quinte, poco compresa e apprezzata, ma di vitale importanza. Infatti, egli è in grado di personalizzare gli interventi sui meccanismi tenendo conto sia dei punti di forza, sia delle debolezze del pianista, così da permettere un’esecuzione sempre ottimale.
Quando il proprietario, Mr Ainsley Channon, gli propone di trasferirsi a Parigi per affiancare il figlio Calder nella direzione del salone che, aperto l’anno prima, non sta avendo il successo sperato, Brodie non può che accettare la sfida.
Prima della partenza, la visita in Scozia alla numerosa famiglia – la madre, deceduta a quarantadue anni, aveva avuto quattordici figli, di cui nove ancora in vita – non fa che confermare la necessità di dover mettere quanta più distanza possibile fra lui e il padre, il reverendo Malcom Moncur, uomo violento e dedito all’alcol, ma oratore capace di richiamare dal pulpito una grande folla per il sermone domenicale. Tuttavia, Edimburgo non è abbastanza lontana, ecco perché desidera tanto andare a Parigi: di tutti i ragazzi Moncur è l’unico che è stato in grado di pianificare e mettere in atto la fuga.
Giunto nella capitale francese, riesce a realizzare una delle sue brillanti trovate. Ad Edimburgo aveva visto respinta l’idea di avere qualcuno, un pianista vero, che suonasse il pianoforte in vetrina, come accadeva in Germania, ed era stato incaricato di attirare i clienti fingendo di accordare lo strumento dopo aver estratto l’intera meccanica. A Parigi, invece, riesce a convincere Mr Ainsley ad assoldare e pagare un grande pianista perché utilizzi uno strumento appositamente costruito per lui durante concerti e recital: la pubblicità a questo fondamentale dettaglio contribuirà a propagare ovunque il nome Channon e a far impennare le vendite.
Dopo parecchi rifiuti, in occasione della sua impeccabile esibizione presso il Théâtre de la République, Brodie si imbatte in un virtuoso, un ex bambino prodigio, John Kilbarron, chiamato anche “Il Liszt irlandese”. Con lui, sul palco, c’è la soprano russa Lydia Blum – Lika – che Brodie rivede quando cerca di sorprendere il pianista in camerino:
La porta si aprì. Di fronte a lui si trovava una giovane donna, con addosso una vestaglia di foggia giapponese con draghi a scaglie nere e grandi fiori rosa che le arrivava alle caviglie. Brodie registrò i capelli biondi mossi e arruffati. Aveva una sigaretta in mano, mentre con l’altra si chiudeva la vestaglia sotto la gola. Brodie sapeva – glielo diceva il suo istinto di maschio – che sotto la vestaglia sgargiante era nuda. E in qualche modo quella consapevolezza cambiava tutto.
Il giovane, che si è innamorato perdutamente dell’amante di Kilbarron, segue il pianista durante i concerti in tutta Europa. Quando poi viene accusato di appropriazione indebita di denaro e quindi costretto ad abbandonare il suo lavoro da Channon, Brodie accompagna a San Pietroburgo l’intero entourage del musicista, incluso il minaccioso fratello Malachi. I sotterfugi studiati da Brodie e Lika per trascorrere qualche momento insieme diventano sempre più arditi, così che saranno costretti a fuggire per cercare un luogo dove costruire una nuova vita.
Nel mezzo, la lenta consunzione della tubercolosi, un’accusa di plagio musicale, un duello e un segreto che costringerà gli amanti ad allontanarsi.
Il protagonista si ritroverà così in preda alla paranoia, al costante timore di essere inseguito: Malachi Kilbarron diventa per lui una minaccia costante, un essere implacabile, quasi soprannaturale:
Gli sembrava così di aver coperto le sue tracce. Arrivato a Trieste, aveva cambiato tre alberghi in quindici giorni prima di sistemarsi nell’attuale alloggio di via San Michele. Chiedeva di continuo al padrone di casa e a tutti quelli con cui aveva a che fare di informarlo subito se qualcuno – chiunque – avesse fatto domande su di lui. Aveva cercato di variare le sue abitudini – i posti in cui mangiava o andava a passeggiare – e quando era fuori manteneva sempre una forma di sorveglianza regolare, non perdeva d’occhio eventuali estranei che gli fosse già capitato di vedere e cambiava i suoi percorsi tra casa e lavoro. Lentamente, ma con un buon grado di sicurezza, era arrivato a concludere che non c’era niente fuori dall’ordinario, che più nessuno sembrava cercarlo.
Il romanzo segue dunque il protagonista per poco più di un decennio, a partire dal 1894. Brodie, lo intuiamo presto, è il tipo di giovane che, grazie ad una combinazione di intelligenza, capacità imprenditoriali e fascino, vedrà il mondo aprirsi davanti a lui in modi eccitanti, ma anche pericolosi – sono molte le pagine in cui si respira aria di imminente tragedia.
Come in altri successi di Boyd, L’amore è cieco è sì un romanzo sulle grandi passioni – l’amore, la musica –, ma è anche una sorta di romanzo d’avventura, in cui le fortune altalenanti del personaggio principale sono rappresentate su un vivido sfondo storico.
La trama, infatti, si inserisce nel periodo descritto grazie a continui riferimenti a fatti reali, come l’affare Dreyfus, le celebrazioni organizzate per il Giubileo della Regina Vittoria, le vicissitudini del presidente degli Stati Uniti, McKinley, le recensioni al romanzo, “scioccante”, dal titolo Dracula…
Boyd, del resto, non solo è da sempre celebrato quale brillante cronista – le sue evocazioni di Parigi, Nizza, San Pietroburgo o delle Isole Andamane sono particolarmente efficaci, gli ambienti descritti vibrano di vita, in tutte le sue declinazioni –, ma un altro dei suoi talenti è certamente la capacità di scrivere in modo dettagliato su professioni insolite e altamente specializzate.
Grazie al suo orecchio assoluto ed alla sua competenza tecnica, Brodie è un maestro dell’accordatura, è unico nell’apportare modifiche al meccanismo interno di un pianoforte, qualcuno che può, levigando con della carta vetrata a grana finissima i martelli, o applicando pesi, minuscoli nastri appesantiti con il piombo, o con la lubrificazione a secco, migliorare la sensazione di chi suona.
Eppure, quando si tratta di un altro tipo di “funzionamento”, quello interiore del cuore umano, Brodie è completamente impotente, prigioniero delle sue passioni:
Pensa al tuo amore per me. È cieco. Tu non mi vedi quale veramente sono. Tutte le infinite sfumature di Lika Blum. Le luci e le ombre. Tu vedi solo le luci. Vedi solo quello che vuoi vedere.
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