L’anello rubato
- Autore: Selma Lagerlöf
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Iperborea
- Anno di pubblicazione: 2024
Torna in libreria con una nuova copertina, sempre per Iperborea un altro interessante viaggio nella letteratura e cultura svedese grazie al romanzo L’anello rubato di Selma Lagerlöf (traduzione di Silvia Giachetti), premio Nobel alla Letteratura nel 1909.
La storia è come sempre avvincente e fin dalle prime pagine si capisce come ancora una volta, l’autrice vada a ripescare nei suoi ricordi personali, nei racconti che sentiva da bambina attorno o vicino al focolare domestico, per creare un romanzo capace di emozionare e far riflettere sul comportamento umano.
Ci sono diversi personaggi ne L’anello rubato ma, a dire il vero, il protagonista di questa storia è un anello che passa di mano in mano.
O meglio, l’anello al dito di un potente defunto viene rubato da due umili contadini ossessionati dal fatto che la tomba del gran signore non sia stata chiusa in modo adeguato. La coppia si reca alla sepoltura e una volta lì, non sa resistere e prende l’anello. Quello che accade da quel momento in poi, sono una serie di sfortune che travolgono la coppia nel corso degli anni, perché quel furto ha scatenato uno spettro, un fantasma, che non esiterà a vendicarsi per il torto subito.
Solo in punto di morte l’anziano, diventato ladruncolo per quel furto, sentirà il bisogno di confessare il misfatto compiuto, cosa che non ha mai rivelato nemmeno ai due figli. Solo la moglie sapeva e le conseguenze di questa consapevolezza per lei, come si scoprirà nel libro, saranno davvero tragiche.
Tra preti che arrivano per dare l’assoluzione nella speranza di fare ritorno a casa sani e salvi, figli ricchi o poveri spesso in contrasto con i genitori vivi o defunti, l’anello protagonista passa di mano in mano nel tempo, cambiando per sempre – e a volte in modo irreparabile - le sorti di chi si imbatte in esso.
La storia di questo romanzo, già uscito per Iperborea nel 1995, tradotto da Silvia Giachetti che si occupa anche della Postfazione, è un viaggio nel folclore popolare svedese dove i racconti popolari che ispirarono l’autrice vengono vestiti di atmosfere gotiche, caratterizzate da ambientazioni cupe, tetre, nelle quali il mistero, la presenza del fantastico, del magico e del sovrannaturale si fondono tra loro.
La scrittura della premio Nobel a volte potrebbe sembrare semplice, ma essa le permette di attuare un giusto amalgama di fantasia e realtà di personaggi storici davvero esistiti, che diventano i protagonisti di una narrazione dove non mancano la suspense, i colpi di scena spiazzanti, inaspettati e quell’ambiguità comportale di alcuni dei personaggi che non sempre sono quello che sembrano o che vogliono far credere a chi gli sta accanto, ma anche a noi che leggiamo.
In realtà questa è una qualità narrativa che rende la scrittura della Lagerlöf diretta, comunicativa e abile ad affrontare temi importanti, anche atavici ed eterni da sempre presenti nella vita del genere umano come – e lo troviamo anche qui - l’eterno conflitto tra il bene e il male.
Quello presente in L’anello rubato di Selma Lagerlöf - che ci siano o no fantasmi da rimettere al loro posto - è uno scontro tra poli opposti, tra forze diverse, tra luce e oscurità, tra bene e bene e male appunto, dove l’amore risulta essere l’unica forza motrice, spesso mossa da figure femminili, in grado di sconfiggere il male, di riportare la pace e l’ordine, anche se non sempre il classico e sperato “happy ending” arriva.
L'anello rubato
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’anello rubato
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