L’angelo di ghiaccio
- Autore: Stefan Ahnhem
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Sperling & Kupfer
- Anno di pubblicazione: 2016
Agli ordini dell’ispettore Risk, Fabian Risk, servizio anticrimine nazionale. Ecco il secondo romanzo di Stefan Ahnhem con il poliziotto svedese in carne, ossa e grane familiari. Dopo “Domani tocca a te”, uscito nel 2015, Sperling & Kupfer presenta “L’angelo di ghiaccio”, un bel thriller per stomaci forti, decisamente apprezzabile dai ‘seguaci’ del giallista svedese (pp. 456, euro 19,90).
I problemi di Fabian si chiamano Sonja, Theodor, Matilda: la sua famiglia, i figli adorati. Con la moglie le cose non vanno bene, è sempre distratta dall’ultima mostra di turno da allestire, lui poi non è che faccia di tutto per respingere qualche un pensierino sulle altre. Parlano di divorzio e i ragazzi ci soffrono, specialmente la più piccola.
Non pochi grattacapi li provoca anche Edelman, sebbene Risk si senta fortemente in debito col suo mentore in polizia o forse proprio per questo. Edelman ha sessant’anni ma non molla il lavoro e spinge continuamente in nuove indagini il maturo allievo, che invece vorrebbe avere più tempo da dedicare alla famigliola bisognosa di attenzioni.
Pure volendo, non sarebbe possibile sottrarsi al caso dei casi, nonostante il fatto che nessuno in Svezia o nel mondo sia ancora al corrente di quanto stia capitando a un componente del governo, tranne ovviamente i responsabili di un probabile atto criminoso ai suoi danni. Il ministro della giustizia è scomparso.
Nel pomeriggio, un’ora dopo la fine del dibattito, Grimas ha lasciato il Parlamento dall’uscita ovest, ma non ha mai raggiunto l’auto blindata che lo aspettava e non è più stato visto. A chiamare in causa Edelman e Risk sono i Servizi Segreti, la Sapo, per inchiesta riservata, una “non indagine”, al momento.
Intanto, dall’altra parte dello stretto di Orensud, in Danimarca, una collega di Fabian e vecchia conoscenza dei lettori di Stefan Ahnhem, Malin Rehnberg - incinta di due gemelli (si sente gonfia e goffa come mai) - è impegnata in un seminario e stringe amicizia con una bella e simpatica investigatrice danese, Dunja.
È questa ispettrice della sezione anticrimine di Copenhagen a condurre sulla scena di un inquietante e macabro delitto, che si direbbe slegato dal caso svedese (e che dire dell’avvio del thriller in Palestina, cosa c’entra?). Si entra con lei nella camera da letto di una coppia vip della televisione danese. Karen e Aksel Newman si sono cacciati in una brutta situazione. Lei per sempre e lui perché sospettato di averla uccisa in un raptus di gelosia. Dire uccisa, è poco: massacrata con un’ascia, fendenti brutali e profondi, che hanno lacerato tessuti, cartilagine e ossa. Tutto fa pensare a un delitto passionale:
“la moglie si porta a casa qualcuno pensando che il marito passerà la notte fuori, invece l’uomo torna e li coglie in flagrante. Non ci vede più e corre a prendere un’ascia. Nel frattempo il dongiovanni ne approfitta per tagliare la corda”.
Per mettere anche i lettori di questa recensione al corrente di una situazione subito nota invece ai lettori del romanzo, va segnalato che intanto una certa Sofie Leander è stata sequestrata in un ospedale e viene tenuta reclusa sopra un lettino di plastica, legata a macchinari vari e alimentata artificialmente, con un tubicino. Da chi? E chi è Sofie?
Con l’aiuto di Niva, ex agente esperta in indagini informatiche che non risparmia avance educate e intelligenti, il detective Risk cerca di capire si più sul caso della scomparsa del ministro Grimas. Dunja intanto è sconvolta da quante donne vengano rapite e massacrate, senza che si venga a capo del colpevole. Una lista infinita, che in Danimarca fa segnare oltre dodici casi negli ultimi quattro anni. Tre donne all’anno, costrette a subire violenze tanto atroci che la morte doveva essere stata accolta come una liberazione. Lei cerca uno o più stupratori, uno o più serial killer, non crede alla follia omicida di un Aksel tradito, anche se tutte le prove puntano sull’uomo.
Ma cos’è successo al ministro? E cosa c’entra quella figura vestita di nero con la maschera a gas e una siringa in mano che si materializza in diverse case da una parte all’altra del canale tra Danimarca e Svezia? E il traffico di organi di cui si comincia a sentire parlare?
E, infine, che che vuol dire: la nona tomba? “Der nionde graven”, è il titolo dell’edizione originale svedese. Qualcosa starà a significare.
L'angelo di ghiaccio
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