L’architetto di Keith Ablow

Può un omicida avere il gusto di un architetto che toglie di mezzo le distonie, che minano il perfetto senso estetico?

Dietro la classica ricerca di un serial killer, che fa da sfondo a questo thriller, c’è forse qualcosa di più: sto parlando dell’originale trovata dello scrittore Keith Ablow di paragonare il disegno, dietro la mente malata dell’assassino, a una perfetta architettura di un edificio, in cui il superfluo o il disarmonico sono chiaramente tolti di mezzo ed eliminati, per uno straordinario senso estetico e di perfezione.

Infatti dopo una serie di efferati omicidi, viene chiamato ad aiutare la task force investigativa lo psichiatra Frank Clevenger, che si rende ben presto conto che la cerchia che circonda le vittime non sembra poi così sconvolta e traumatizzata dalla perdita.

Lo scrittore probabilmente attinge anche al suo bagaglio culturale, essendo psichiatra e giornalista e quindi con un background tale da far ben delineare non solo il percorso investigativo e deduttivo del protagonista, ma anche il suo metodo analitico.

Se questo è il lato meglio riuscito del romanzo, forse dolenti note riguardano la subito facile individuazione del colpevole, nonchè l’aver focalizzato l’attenzione più sulla caratterizzazione del protagonista che non sulla trama gialla, rischiando quindi di far perdere il fine ultimo di una lettura del genere.
Nonostante tutto, la bilancia alla fine propende più per i dettagli positivi di una lettura piacevole, scorrevole, sebbene non totalmente coinvolgente.