

L’armaru
- Autore: Mariacristina Di Giuseppe
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2024
Mariacristina Di Giuseppe fa della rarefazione dei climi la sua cifra narrativa. Un’impronta raffinata e sottile che permea di sé anche L’armaru (Navarra editore), romanzo di forma limpida, capace di onirismi e forza rivendicativa al contempo: la doppia mitopoiesi – le donne di Sicilia e la Sicilia, attrici e spettatrice, in primo piano e sullo sfondo – governa il filo rosso di una trama acutamente circolare.
Quanto all’armaru, è il francesismo (armoire) da cui il dialetto palermitano ricava il vocabolo. Sta per armadio: motore immobile sotteso del romanzo. Più che un arredo, un’entità torreggiante nelle camere da letto delle nonne di una volta. Nel racconto di Mariacristina Di Giuseppe, meta-significativa porta di accesso spaziotemporale.
Crossover di passato-presente. Adito di segreti, reliquie, sogni, fantasmi d’amore, e di conseguenza storie di donne. Alla luce di questo coagulo di suggestioni, quelle di L’armaru risultano pagine di assoluta malia. Di un’eleganza semantica come si fatica a rintracciare nelle “scritture-usa-e-getta” contemporanee. Un romanzo che suona: nell’esattezza delle coloriture espressive, come nel parlato monologante degli io-narranti.
Due esempi:
“Io sono Rosalia. Se vi aspettate di incontrare una persona speciale fate un passo indietro, o fate altro: io non lo sono. Io sono normale; quello che mi gira attorno, invece, non lo è. La bava di bruco che non si fa seta ma cemento non lo è; l’impotenza dei miei bambini che non riescono a rompere quel bozzolo armato per diventare farfalle non lo è; l’ingenuità rubata ai loro occhi non lo è. Insegno a leggere la vita, a far di conto con la povertà, insegno nomi di fiumi, di laghi, di montagne che non saranno mai chiamati, né conosciuti”. (Rosalia)
“Non credetele, io sono Mariù, e sono una bottana, una vera bottana. Sono nata bella e senza scarpe. E quando mi sono stancata di essere nuda e scalza, e pure di essere bella, ho guardato negli occhi tutti quegli uomini che mi fissavano di continuo, incessantemente, e non di certo negli occhi, ma altrove, oltre la decenza, oltre le vesti, oltre le trame dei tessuti, frugando con pensieri tinti tra quelle gambe ancora ben chiuse e acconciate" (Mariù)
Per l’afflato umanista, per l’insistito cantilenare d’amore, di morte e di altre sciocchezze (parafraso Guccini) “L’armaru” è una Spoon River dei vivi e dei morti. Vi aleggia fantasmatica, tra le pagine, l’evocazione di un eterno femminino in senso faustiano (Goethe) di forza intrinseca all’animo femminile. Una vis che induce la coscienza verso il compimento delle proprie potenzialità. Naturali. Spirituali. E di consapevolezza superiore. La trama posta in essere dall’autrice è dunque pre-testo funzionale ai viaggi interiori di donne passionali – nell’accezione etimologica di soggette alla passione - persino nel dolore. Eccola. Riassunta in sette righe:
Agata ha fatto dell’abitudine di sua nonna, il suo mestiere: canta, e lo fa con fierezza. Oltre che la vocazione musicale, da nonna Lena, Agata eredita la casa palermitana di via Roma. Una casa antica, ove i ricordi si annoverano come presenze, sedimentazioni impalpabili delle persone che, nel tempo, vi hanno soggiornato. Forse per ciò Anna non riesce a disfarsene. Vorrebbe venderla ma non riesce, condizionata peraltro dall’immanenza di un vecchio armadio che col declinarsi della trama diventa medianico trait-d’union fra lei e il microcosmo “femminile” che il destino ha deciso debba intersecare.
Al crocevia narrativo di racconto e soliloquio a più voci (ossimoro voluto)Mariacristina Di Giuseppe declina i tableaux vivant paralleli delle vite di donne "non illustri" (Pontiggia), che sono le vite della nonna e quelle di una pletora di donne-paradigma.
Di lotta, resistenza. E di coraggio. Espressioni ostinate di una Sicilia ostinata. E dolente. Aspra e al contempo colorata e musicale (la musica è un ulteriore, possibile, filo-rosso del romanzo).
Un’isola-metafora (Sciascia) affrescata in alternanza di campi, lunghi e strettissimi, da una scrittrice in stato di grazia.

L'armaru
Amazon.it: 11,40 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’armaru
Lascia il tuo commento