L’arte nel sangue
- Autore: Bonnie MacBird
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2016
«Inaspettatamente delizioso!», questo è il commento che mi è salito alle labbra a fine lettura del romanzo di Bonnie MacBird, “L’arte nel sangue” (HarperCollins, 2016).
Dietro il riuscito escamotage di una ricerca dell’autrice sulla medicina vittoriana, e al fortuito ritrovamento, all’interno di un volume, di un fascio di fogli ingialliti, di proprietà di John. H. Watson, contenenti una mai pubblicata avventura di Sherlock Holmes, prende il via questa nuova avventura, che accontenta anche i “conandoyliani” più severi.
Il dottor Watson trova il suo amico Sherlock Holmes, in condizioni disastrose, preda di depressione da inattività e da crisi da tossicodipendenza, ma, in quei precisi istanti, arriva la richiesta di aiuto di una bellissima cantante francese, che creano l’occasione di ricreare il team investigativo e di seguire, in parallelo, una indagine che Mycroft Holmes ha loro affidato su strani traffici di opere d’arte.
Pertanto, i due partono alla volta di Parigi, per conoscere la loro cliente, Mademoiselle La Victoire.
“Quando una francese non è una bellezza, è comunque un’opera d’arte. E quando è bella, nessuna rappresentante del suo sesso può superarla.”
Qui scoprono che il figlio di costei, Emil, é scomparso e il padre, principale indiziato, è anche il collezionista di quelle stesse opere d’arte, che interessano l’indagine di Mycroft.
I protagonisti si muoveranno tra la Francia e l’Inghilterra e conosceranno tanti comprimari di prima grandezza, come Toulouse Lautrec, e si inserirà anche la figura del detective francese Jean Vidocq, creatore della prima agenzia investigativa, nel 1834.
Essendo Bonnie MacBird anche sceneggiatrice, pesca, a piene mani, nel tinteggiare i protagonisti, e le loro personalità, nei più noti interpreti televisivi e cinematografici, tanto da risultare facilissimo immaginare Sherlock come Cumberbatch, e Watson, fisicamente come Jude Law, ma con la personalità di Martin Freeman, come lei stessa candidamente ammette.
“Per l’ispirazione sono in debito con molti attori, ma soprattutto con l’elegante e arguto Jeremy Brett, il vivace bohémien Robert Downey jr. e l’arrogante e vulnerabile Sherlock di Benedict Cumberbatch, che incarnano elementi essenziali del mio eroe preferito. Per Mycroft, grazie al minaccioso e complesso Mark Gatiss e, per Watson, al bello e pericoloso Jude Law e specialmente al cordiale e spiritoso John di Martin Freeman”.
Sarà per questo che mi sono così appassionata, lo stile breve ma intenso, facile ma dinamico, mi ha reso facile immedesimarmi nelle originali atmosfere, tanto da farmi giudicare questo romanzo, probabile inizio di una serie, una vera chicca!!
L'arte nel sangue. Un nuovo caso per Sherlock Holmes
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