L’assassino ha letto Joyce?
- Autore: Bartholomew Gill
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Guanda
- Anno di pubblicazione: 2005
In quei giorni di giugno vi era un’ondata di caldo eccezionale. Peter McGarr, cinquant’anni, capo della squadra omicidi di Dublino, si stava godendo la tranquillità del suo giardino di casa in piena fioritura. Abitava da alcuni anni a Belgrave Square, un agglomerato di case a schiera di epoca georgiana: un quartiere familiare e democratico.
Il suo vecchio panama gli copriva i pochi capelli lunghi rossi che aveva e la sua pelle lentigginosa. Gli piaceva irrorare e strappare le erbacce mentre sua moglie Noreen, di vent’anni più giovane, era impegnata nella sua galleria d’arte. Il loro era un matrimonio d’amore, anche se la mancanza di un figlio era un desiderio che aveva soffocato. Intento tra i suoi fiori, è chiamato da una donna al cancello. Poco più che trentenne ha i capelli neri striati di grigio, un aspetto trascurato, non la conosce. Suo marito, un uomo tranquillo, uno studioso, scomparso da tre giorni, lo aveva ritrovato morto con un coltello conficcato nel cuore vicino alle mura di cinta del cimitero a Glasnevin, lì dove erano sepolti tanti patrioti irlandesi. Lo aveva portato a casa con l’aiuto della sua amica Catherine, curatrice delle opere di Kevin. Un buon marito e un padre responsabile.
Katie Coyle e il marito Kevin avevano nove bambini e abitavano nel Liberties, il quartiere che aveva preso il nome da un insieme di privilegi fiscali concessi dalla Corona britannica all’arcivescovo di Dublino. Botteghe, edifici commerciali, case a schiera, abitato prevalentemente da operai. Era professore di Letteratura inglese al Trinity College, aveva scritto libri e lavorava a stretto contatto con il collega americano, ebreo Fergus Flood, conosciuto tra gli studenti del Trinity come un professore bravo e serio. Come ogni anno aveva partecipato al Bloomsday. Innamorato di Dublino, era noto nel suo ambiente per la straordinaria somiglianza con James Joyce. Alto, naso lungo, capelli rossi ondulati e occhiali, partecipava con grande fervore al Bloomsday, la giornata in cui si percorre l’itinerario dell’Ulisse, descritto nel celebre libro. Un libro proibito nella Dublino della sua giovinezza, ricorderà McGarr. Chi aveva motivi per uccidere il professore del Trinity e perché proprio nel giorno del Bloomsday ? Ma l’assassino aveva letto Joyce? In McGarr si fa strada l’ipotesi che per svelare il mistero di quella morte avrebbe dovuto leggere l’Ulisse.
Straordinario come quel libro che raccontava nei particolari una giornata del 1904 sembrasse così attuale e preciso. Con i suoi pettegolezzi, le sue menzogne, stravaganze e fanfaronate, insomma con la sua ricerca di una verità che non fosse troppo dura da sopportare, la Dublino di Joyce era la stessa di McGarr.
Moglie, amanti e accademici: un caso intrigante con personaggi inafferrabili, come lo sono i protagonisti dell’Ulisse, quello che leggiamo in "L’assassino ha letto Joyce?" di Bartholomew Gill. Satira, senso dell’assurdo, riferimenti alla letteratura e rivalità letterarie come l’eterno conflitto tra James Joyce, che si impegnava a scrivere romanzi di competenza e Samuel Beckett che credeva nel romanzo di incompetenza. Un noir godibile e davvero sorprendente.
Bartholomew Gill era lo pseudonimo dell’americano Mark McGarrity, morto prematuramente a causa di un incidente domestico. Laureatosi alla Brown University nel 1966 aveva studiato con il romanziere John Hawkes, per poi trasferirsi al Trinity College di Dublino per conseguire un master in Letteratura. Ha scritto una serie di romanzi gialli ambientati in Irlanda che lo hanno reso famoso tanto quanto il detective della polizia McGarr.
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