L’atto di vedere
- Autore: Wim Wenders
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
Non tutti sanno che Wim Wenders, principale rappresentante del nuovo cinema tedesco, prima di intraprendere la carriera cinematografica registica svolgeva la professione di critico cinematografico per testate giornalistiche, come la rivista “Filmkritk” e il quotidiano “Süddeutsche Zeitung”. È universalmente riconosciuto, invece, quanto profondi e problematici, complessi e densi di significato siano i film di Wenders. Come sostiene lo stesso regista di Dusseldorf, il film è la strada per giungere alla chiarezza, imparare e capire, "ogni film, all’inizio, non è mai stato più di un semplice progetto per le riprese", bensì "un problema che andava in qualche modo risolto nella realizzazione".
Testimonianza di ciò viene fornita da opere wendersiane come Lo stato delle cose (Der Stand der Dinge, 1982), Paris, Texas (1984), Il cielo sopra Berlino (Der Himmel über Berlin, 1987), Fino alla fine del mondo (Bis ans Ende der Welt, 1991), e cosi via. Il libro riproposto di recente da Meltemi con il titolo L’atto di vedere contiene scritti che restituiscono al lettore il profilo di Wenders teorico del cinema e forniscono nel contempo ulteriori elementi di comprension
e dei suoi film.
Scrive in prefazione Chiara Simonigh che l’intera opera wendersiana "può essere definita come una disciplina riflessiva e autoriflessiva sul potenziale e sul limite della percezione e dell’immagine e sulle loro complesse e concrete implicazioni per la vita individuale e sociale. [...] e che per Wenders il vedere è un atto di portata estetica, cognitiva e politica [...] ".
Il volume comprende appunti del cineasta su film, interviste, articoli, interventi, e così via. Al centro di tutto lo straordinario interesse di Wenders per riflessioni teoriche sulle relazioni che esistono tra le dimensioni fondamentali del vedere (l’immergersi nel mondo e il rapporto con la verità e la responsabilità, essenzialmente) con le funzioni estetiche, cognitive e politiche dell’immagine. La prima parte del volume è dedicata a Fino alla fine del mondo, lungometraggio fantascientifico del 1991 (per la realizzazione del quale il tedesco si avvale di un cast straordinario comprendente tra gli altri William Hurt, Solveig Dommartin, Sam Neill, Max von Sydow e Jeanne Moreau) e sorta di road movie ambientato in un futuro prossimo in cui incombe un’apocalisse globale. Nel film, Wenders riflette sul nostro rapporto con le immagini e cerca di delineare il futuro del vedere.
Nel seguito del volume l’artista riflette su argomenti e problemi posti dal fare cinema oggi, fra tutti la digitalizzazione delle immagini, la potenzialmente pericolosa possibilità di manipolazione delle immagini elettroniche, il futuro del cinema europeo, il montaggio del film, i problemi posti dallo scrivere una sceneggiatura, e tanti altri. Nell’intervista rilasciata a Friedrich Frey compresa nel libro, Wenders osserva:
"Credo che il cinema abbia consolidato la sua forma narrativa, e che ci sia veramente poco da migliorare. Dove c’è molto da fare, e dove bisognerebbe appuntare ogni sforzo, è nell’invenzione o meglio nella ricerca delle storie. Cosa deve essere raccontato, non tanto il come. Non m’importa nulla di rimettere in discussione il linguaggio cinematografico, di rinnovare il livello estetico, di cercare la genialità."
Parole che la dicono lunga sulla profondità di pensiero del Wenders teorico del cinema e anche sull’unicità delle storie raccontate nei suoi film.
L'atto di vedere
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