L’enigma del ritorno
- Autore: Dany Laferriere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Gremese
- Anno di pubblicazione: 2014
In una vistosa agenda giallo-arancio segno i titoli dei libri sui quali mi piacerebbe ritornare, se contingenze e tempo me lo permetteranno (invecchio a ritmi sostenuti). I titoli che mi appunto su questo taccuino dei rewind (potenziali) appartengono a libri insoliti, meritevoli di focus più approfonditi, “gravidi” di leggerezza, se posso esprimermi con un ossimoro. Libri con qualche cosa di sfuggente a prima vista, qualcosa di “sottile” annidato tra detto e non detto, una pregnanza inapparente eppure percepibile come sensazione, tra le anse del sottotesto. Libri spessi, libri-sirene, libri belli, libri infidi, a più strati, necessitanti tutti di una seconda occhiata, di una seconda volta, nel caso mi fossi perso qualcosa della prima, magari un valore aggiunto più sfumato, ulteriore. Sin dalle prime battute sapevo già che “L’enigma del ritorno” (Dany Laferrière, Gremese, 2014, nell’ottima traduzione dal francese di Giulia Castorani) sarebbe in qualche modo finito in cima alla lista della mia agenda (simil-letteraria).
Per provare a definirlo senza risparmio di aggettivi, il romanzo è muscolare ma senza ostentazione, un articolato racconto sulla memoria inindulgente, contraltare a quella stucchevole e autoreferenziale della diaristica, un’ode al rimpatrio, alla riappropriazione del sé, non senza chiaroscuri, privo di infingimenti. “L’enigma del ritorno” è ancora un romanzo interiore, che scava tra le curve della memoria esiliata, il romanzo più significativo di Dany Laferriere – transfugo haitiano, scrittore cult in Quèbec –, il resoconto di un viaggio iniziatico, di un rito di passaggio: dal freddo al caldo di due universi distanti una vita, il Canada e Haiti (“Oggi appartengo al ghiaccio quasi quanto al fuoco”, pag. 69), dal buio alla luce abbagliante dei (tristi) tropici, passando per sedimenti di passato, luoghi, donne, legami familiari, spettri, sangue, dittatura, Brooklyn, la morte di un padre. Tutto comincia con la morte del padre: una telefonata che violenta una notte qualsiasi nel meridiano dell’esilio, l’altra faccia della luna tropicale, dalla quale muovere per la ricerca, il ritorno a casa, contare e ricontare i propri passi.
“La notizia taglia la notte in due. La telefonata fatale che ogni uomo adulto riceve un giorno. Mio padre è appena morto”. Pag. 11.
In chiusura va detto anche che il romanzo di avvale di una partitura narrativa luminosa, “sonante”, a cui è impossibile resistere, da cui è impossibile prendere le distanze. Si è aggiudicato il Prix Medicis, se vi può bastare come garanzia.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’enigma del ritorno
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