L’eredità
- Autore: Ludina Barzini
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Bompiani
- Anno di pubblicazione: 2019
Il romanzo “L’eredità” (Bompiani 2019) di Ludina Barzini narra una grande saga novecentesca che coinvolge tre generazioni, protagoniste tre donne, redatto dall’autrice già giornalista, che ha lavorato all’“Espresso”, al “Corriere della Sera” e alla “Stampa”, Direttore responsabile di “Selezione dal Reader’s Digest” dal 1971 al 1987 e che è stata responsabile della sede di Roma della RCS Editori.
Rosa abitava con i genitori e il fratello maggiore Alberto al piano nobile del rinascimentale Palazzo Cattaneo della Volta, nel centro storico di Genova.
I Cattaneo, dopo un dissesto economico all’inizio dell’Ottocento, avevano venduto il primo e il secondo piano del palazzo alla famiglia alto borghese Bagnasco. La diciottenne Rosa, bella fanciulla spensierata e insofferente alle regole della borghesia ottocentesca, si era innamorata, corrisposta, di Filippo Montanaro dei Principi di Stellanello, primogenito di un antico casato nobiliare. Nel 1889 a diciannove anni la determinata Rosa aveva sposato il suo amato nella chiesa genovese di San Pietro in Bianchi e si accingeva ad affrontare la vita matrimoniale. Il suocero di Rosa, Gaetano, aveva fatto allestire per i novelli sposi un appartamento in un’ala del palazzo avito. La sposina per non sentirsi un’estranea nel suo stesso appartamento, aveva arredato la camera da letto con mobili provenienti dalla sua vecchia casa. Erano trascorsi alcuni anni allietati dalla nascita di Antonio e, dodici mesi dopo, della piccola Felicita. Nel frattempo Filippo si recava spesso a Ceuta, in Marocco dove aveva rilevato una piccola azienda specializzata nel commercio delle spezie, commercio che il giovane uomo aveva incrementato con successo. Rosa sentiva la mancanza del marito e una o due volte l’anno accompagnava Filippo visitando luoghi affascinanti così diversi da quelli che finora aveva conosciuto.
Rosa, nata nell’Ottocento, ma con la testa rivolta al nuovo secolo, il Novecento, conosceva l’inglese e il francese e amava leggere, perché la giovane donna era curiosa di natura e interessata al mondo che la circondava. Purtroppo Filippo era morto all’improvviso lasciando vedova Rosa a soli trent’anni di età. Quest’ultima, dopo un comprensibile periodo di smarrimento, avrebbe ritrovato quel coraggio che non le era mai mancato, coraggio che sarebbe servito a Rosa per dare una svolta alla propria vita. La sua stessa forza d’animo e determinazione Rosa l’avrebbe trasmessa alla figlia Isabella e alla nipote Livia.
Ludina Barzini, appartenente alla celebre dinastia di giornalisti, Grande Ufficiale della Repubblica italiana, in queste appassionanti pagine dedicate “A Giannalisa, mia madre” accompagna il lettore tra Genova e New York, tra Londra e Milano. Attraverso le vicende di tre volitive e affascinanti figure femminili, Barzini compone un convincente ritratto della società e di un Paese. Ecco quindi il significato dell’esergo del romanzo, una riflessione di Montesquieu, che si legge tutto d’un fiato:
Un’ingiustizia fatta a un individuo è una minaccia fatta a tutta la società.
L'eredità
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