L’eroe
- Autore: Pino Farinotti
Tristemente attuale, il tema del conflitto fra religione cattolica e musulmana, o per meglio dire fra mondo cattolico e mondo musulmano. Nell’immaginario collettivo, disaffezione e materialismo da una parte, fanatismo e violenza dall’altra dipingono a tinte fosche un quadro cupo e triste, che sembra non lasciare spiragli di luce.
I mass media, sempre pronti a "sbattere il mostro in prima pagina", ci descrivono i musulmani come sanguinari ed intolleranti, e gli occidentali come pavidi e sottomessi. La parola "kamikaze", fra le più pronunciate al giorno d’oggi, non richiama più alla mente episodi eroici della storia giapponese, ma piuttosto episodi efferati di un’attualità che vorremmo poter cancellare.
Questo bombardamento mediatico lascia ben poco spazio alla logica di un pensiero ragionato, al rendersi conto che questo conflitto è voluto e portato avanti da una minoranza la cui ideologia ormai ben poco ha a che vedere con la religione. L’occidentale medio si lascia impressionare ed influenzare da discorsi catastrofici e vede in ogni musulmano un potenziale nemico.
A questo condizionamento non sfugge Franco Ferrari, il protagonista del romanzo. Professore universitario, single dopo un matrimonio fallito con una famosa attrice, vive fra Milano e l’Isola dei Pescatori, sul Lago Maggiore, portando avanti senza eccessivi clamori la sua attività di scrittore.
Uomo di lettere e di cultura, amante della solitudine e della tranquillità, Franco sembrerebbe la persona meno indicata per concepire un progetto folle come quello di diventare il primo kamikaze cristiano della storia. Questa incredibile decisione verrà maturata partendo dai suoi incontri con alcuni personaggi estremi e, per molti versi, perfino grotteschi: la giovane musulmana indipendente e piena di contraddizioni che pratica tranquillamente il sesso libero ma considera un grave sacrilegio che lo stesso uomo con cui è appena stata la sfiori, semplicemente per aiutarla, durante il lavaggio che segue l’atto; il ricchissimo arabo che disprezza la società occidentale ma che proprio grazie a questa ha fatto i suoi soldi, e che usufruisce tranquillamente degli agi che essa può dargli; la scrittrice arrivata alla fine della vita, i cui ultimi discorsi sono deliranti d’odio per il mondo musulmano e di rabbia per i cristiani, secondo lei sottomessi ed inerti (credo non sia necessario citare il personaggio della vita reale al quale lo scrittore si è sicuramente ispirato).
Franco è un uomo solitario, che sta cercando di dare un senso alla sua vita e che in questo momento non riesce a cogliere la contraddizione insita in questi personaggi, e quella, ancora maggiore, propria di chi uccide in nome della religione. Punto nel vivo dalle parole dure e più che vagamente offensive che gli sono state rivolte, decide di ergersi a paladino della fede cattolica ed a vendicatore della società occidentale.
Inizia così il suo viaggio, soprattutto interiore (comporterà anche diversi spostamenti materiali, sia attraverso la provincia italiana che all’estero), per trasformarsi nel vendicatore della fede cattolica. Fede che piano piano ritrova, o piuttosto crede di ritrovare, limitandosi in realtà a visitare in solitudine ed occasionalmente le chiese per parlare con la figura di Gesù, e a conversare con qualche parroco. Questo suo approccio abbastanza superficiale non lascia spazio alla riflessione su quanto sia assurdo rispondere alla violenza con la violenza, e sullo scenario apocalittico che questo tipo di reazione lascia intravedere.
Ossessionato dal suo progetto, Franco inizia con il crearsi un’immagine adeguata, accettando ospitate in ogni tipo di programma televisivo, anche i più scadenti, pur di avere visibilità. Egli, prima d’allora schivo e tranquillo, diventa polemico ed aggressivo pur di essere notato e far parlare di sè. In questa sua ossessione, continua a ricercare un segno divino che gli dimostri l’approvazione del Cielo per il suo progetto, ma riesce a cogliere solamente i segnali negativi: malori che colpiscono persone che si dichiarano contrarie alla Chiesa, ex studenti che sembrano suggerirgli proprio la stessa idea che ha avuto, e soprattutto la sua fissazione con la figura di un suo antenato che ha combattuto contro gli arabi, e che gli appare in sogno ma non gli parla.
In tutto questo, Franco non riesce a vedere i forti segnali positivi che gli vengono inviati: più che segnali, occasioni di svolte da dare alla sua vita. Laura, l’ex studentessa che tanti anni prima ha avuto da lui una figlia che non gli ha mai fatto vedere, accetta d’incontrarlo a New York ed in pochi giorni si trasforma da nemica in donna disposta a ricostruire il rapporto di lui con la figlia, e persino quello che esisteva fra loro due. L’incontro casuale con Giorgio Corradi, “l’inviato triste”, “il più bravo di tutti”, si trasforma in poco tempo in una forte amicizia, un legame profondo basato sulle loro affinità.
Franco chiede a Giorgio di documentare la sua azione, presentandogliela come una semplice “prova” per calarsi meglio nei panni del personaggio del libro che ha intenzione di scrivere. Inizia così fra i due amici uno strano gioco nel quale entrambi paiono indossare maschere trasparenti: ciascuno dei due sa, ma fa finta di non sapere. Giorgio, in modo triste ed accorato, tenta di quando in quando di dissuadere l’amico dal suo proposito, ma sente in ogni caso il dovere di rispettare la sua scelta. Ma di quando in quando la vera natura di Franco torna a farsi sentire: soprattutto nella sua decisione di non uccidere altro che se stesso con la sua azione. La sua convinzione da kamikaze cattolico comincia a tratti a vacillare, tanto più che chiaramente, a pochi giorni dal momento cruciale, si presentano comprensibilissimi attacchi di paura.
Ma è proprio nell’attimo fatale che il Signore, il destino, o chi altro mette un imprevisto sulla strada di Franco, e in un attimo la maschera del kamikaze cade lasciando il posto ad un uomo solidale che cambia improvvisamente direzione imboccando la strada del vero eroismo.
Un finale che ad un primo impatto può apparire buonista, ma che in realtà è un importante messaggio di speranza e allo stesso tempo dà senso a tutta la storia.
Lo stile pacato, a tratti quasi indolente, evoca bellissime immagini della dolce e tranquilla provincia italiana, che stridono fortemente con l’aggressività dei personaggi negativi (fortemente irritanti: d’altronde era certamente questo il loro scopo) e con la folle lucidità distruttiva del progetto di Franco. Ma proprio questo contrasto rende il libro appassionante e molto più piacevole da leggere di quanto un tema originale, ma inquietante come questo, sembri suggerire.
L'eroe
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