L’esoterismo di Dante
- Autore: René Guénon
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Adelphi
Innumerevoli sono le celebrazioni per i sette secoli dalla morte di Dante Alighieri. Scelgo di omaggiare il Sommo Poeta rivisitando il libro di René Guénon L’esoterismo di Dante (Piccola Biblioteca Adelphi, pp. 105, 2001) tradotto da Pia Cillario.
Guénon con la sua consueta profondità indaga il "supersenso" della Commedia, quel significato anagogico che, come esprime il termine, "porta in alto", ovvero consente al lettore di raggiungere la conoscenza di sé e del mondo, fino all’ottenimento dell’immortalità, per mezzo della consapevolezza. Dante sollecita a scoprire un senso nascosto nel suo poema sia nel Convivio, sia nella Lettera indirizzata a Cangrande della Scala, dove si trovano elencati i quattro modi con cui intendere le terzine: senso letterale, allegorico, morale e anagogico, ovvero soprannaturale. Ciò fa del Poeta un esoterico, ed è lui stesso a porre l’attenzione sul significato segreto del messaggio in due momenti dell’opera:
"O voi ch’avete li ’intelletti sani, / mirate la dottrina che s’asconde / sotto ’l velame de li versi strani " (Inf. IX, 61-63)
E inoltre:
"Aguzza qui, lettor, ben gli occhi al vero, / ché ’l velo è ben tanto sottile, / certo che ’l trapassar dentro è leggero." (Purg. VIII, 19-21)
Noto come l’intelletto sano venga abbinato al vero; "sano" è, come si sa, parente di "salus" che significa sia salute che salvezza.
Non può essere sottaciuto Giovanni Pascoli, che ha indagato la dottrina dantesca nel suo saggio, in genere dimenticato, Sotto il velame. Guénon non ne fa cenno.
Lo studioso afferma che l’esoterismo si avvale di qualunque religione e pensiero exoterico, esteriore, per descrivere ma nel contempo nascondere ai profani ciò che deve essere rivelato solo a chi è pronto ad accogliere la sapienza. Polemizza perciò con Aroux e con Rossetti che si domandano se Dante sia stato un cristiano o un pagano, un eretico, un albigese; considera tale polemica sterile; ribadisce che l’iniziato può a suo piacimento, come e dove occorre usare le allegorie e le verità sia cristiane che contenute nel patrimonio spirituale greco-romano, o musulmano. Infatti il poema riprende il "viaggio notturno" di Maometto descritto ottanta anni prima da Ibn Arabi. Guénon indaga, data la sua cultura vastissima scopre che
“L’architettura dell’Inferno dantesco è calcata su quella dell’Inferno mussulmano: entrambi sono un gigantesco imbuto formato da una serie di piani, di gradi, o di scale circolari che discendono gradualmente fino al fondo della terra; ognuno di essi racchiude una categoria di peccatori, la cui colpevolezza e la pena si aggravano a mano a mano che abitano un cerchio più profondo. Ogni piano si suddivide in differenti altri, destinati a varie categorie di peccatori; infine, questi due Inferni sono entrambi situati sotto la città di Gerusalemme...”
Non posso che convenire con lui. Il poeta usa la simbologia adatta al suo cantare. Per esempio prima dell’ingresso in Paradiso, per essere all’altezza del compito invoca Apollo, il padre delle Muse.
L’uso che egli fa dell’immagine radiosa della rosa mistica trova attinenza nel rosacrucianesimo, già esistente in modo occulto nel tredicesimo secolo nei movimenti segreti dei "Fedeli d’amore" e della "Fede Santa", quest’ ultima intesa come la fede dei Templari, a loro volta continuatori dell’antico ermetismo.
Ugualmente Guénon dissente da Eliphas Levi, il quale confina Dante nell’alveo dei rivoluzionari antipapali e privilegia in modo esclusivo la componente politica delle tre Cantiche.
Il filo ininterrotto della "filosofia perenne" e della Tradizione va da Pitagora a Virgilio e da Virgilio a Dante. Pure Virgilio tratta la discesa agli inferi e la risalita:
"Scendere agli Inferi è facile: la porta di Dite è aperta notte e giorno; ma risalire i gradini e tornare a vedere il cielo – qui sta il difficile, qui la vera fatica.” Publio Virgilio Marone (Eneide VI, 126-129)
Per questo Virgilio diventa il padre spirituale del Nostro, per poi lasciare il posto a Beatrice (simbolo della teologia, della fede superiore alla ragione), la quale in fine come guida lascia il posto a San Bonaventura, colui che stese la regola del Cavalieri del Tempio; segno inequivocabile, questa preferenza accordata al santo, dell’appartenenza di Dante a quel filone di scienza sacra.
Moltissimo resta da dire, l’indagine dantesca è inesauribile. Guénon dedica molte pagine alla scienza dei numeri, specialmente al numero tre, espressione della Trinità e numero cardine della dottrina della Massoneria Scozzese. Vediamo Beatrice vestita con i tre colori iniziatici: bianco, la fede, che è pure libertà; verde la speranza ma è pure uguaglianza; rosso la carità ma è pure fratellanza. (Purg., Canto XXX v. 30-33). Sono colori massonici.
Fu Roberto Benigni, in un suo spettacolo di una decina d’anni fa, a collegare i colori della bandiera italiana alla Commedia. Sappiamo che Napoleone la scelse per la Repubblica Cisalpina; dietro l’imperatore si celava la Massoneria, madre nascosta anche del nostro Risorgimento (Garibaldi, Mazzini, Manzoni ne furono membri illustri).
La suddivisione dei "tre mondi" danteschi è affine alla suddivisione spirituale dell’umanità come la concepivano i Catari: l’Inferno rappresenta il mondo profano; il Purgatorio descrive la via iniziatica da percorrere; il Paradiso è il "luogo" dei "Perfetti".
Guénon considera una prova dell’affiliazione di Dante ai "Fedeli d’amore" l’esistenza di una medaglia conservata al Museo di Vienna, che lo ritrae, e sul cui retro si legge l’acronimo F.S.K.I.P.F.T. che significa Fidei Sanctae Kadosch Imperialis Principatus, Frater Templarius.
Membro della “Fede Santa”, templare di alto grado, Kadosh:
“L’associazione della Fede Santa, di cui Dante sembra sia stato uno dei capi, era un Terz’Ordine di filiazione templare, il che giustificava l’appellativo di Frater Templarius; ed i suoi dignitari portavano il titolo di Kadosch, termine ebraico che significa «santo» o «consacrato», e che si è conservato fino ai nostri giorni negli alti gradi della Massoneria.”
Nel bellissimo saggio L’esoterismo di Dante c’è di più: le gerarchie angeliche e i loro 9 cerchi concentrici del Paradiso corrispondono non soltanto alla descrizione che ne fa il poeta arabo Ibn Arabi, ma anche ai cieli delle scritture sacre indiane e buddhiste. La verità occulta è sempre la stessa.
Guénon si sofferma anche sullo studio dei cicli cosmici, trovando in Dante una sintonia con i segreti astronomici del brahmanesimo.
Noi ci inchiniamo al genio che trapassa i secoli, contempla l’universo che "si squaderna" oltre il tempo nella mente divina e vede se stesso nel volto di Dio, alla fine di un percorso diretto dall’"Amor che move il sole e l’altre stelle".
L'esoterismo di Dante
Amazon.it: 9,50 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’esoterismo di Dante
Lascia il tuo commento