L’estate non perdona di Flavio Santi

È in libreria il secondo libro di Flavio Santi, “L’estate non perdona”, edito da Mondadori, con protagonista l’ispettore Drago Furlan. Il primo, “La primavera tarda ad arrivare”, toccava la Seconda Guerra Mondiale, la memoria, la vendetta, dando spazio a tematiche storiche. Questa nuova indagine racconta l’Italia ai tempi dell’Isis, e, in questo caso, bisogna riconoscere che il giallo diventa un’arma espressiva potentissima: permette di narrare luci ed ombre del nostro Paese, forse meglio di un reportage giornalistico; in questi ultimi mesi, infatti, fioriscono i saggi sull’Isis ma sono piuttosto rare le narrazioni romanzesche che prendono di petto la questione, come, invece, cerca di fare “L’estate che non perdona”.

Il libro ha un protagonista assoluto: l’ispettore Drago Furlan. È un omone che si sente felice con poco, con gli amici all’osteria, il ritmo rassicurante della provincia, l’orto da coltivare; esercita il suo mestiere nel piccolo commissariato di Cividale del Friuli, al confine con la Slovenia, ex Jugoslavia, e ama di un amore viscerale Tito,

“il suo formidabile animale da compagnia, un maiale di mezzo quintale, dalla grufolata calorosa e cristallina, contagiosa - chi l’ha detto che è il cane il migliore amico dell’uomo?”

Inoltre è solito attraversare le sue terre in moto e ha un’ammirazione e un affetto senza pari per la madre Vendramina, energica signora che non si ferma davanti a nulla perché ha:

“la tempra contadina. Aveva camminato scalza per tutta la giovinezza, calpestando di tutto, aveva sofferto freddo e fame, attraversato una guerra mondiale, affrontato un terremoto, figuriamoci se qualche grado in più poteva fermarla!”.

In questa indagine Drago Furlan cresce, affina gli strumenti del mestiere, perché deve affrontare in rapida successione un cadavere sfigurato, un secondo morto, diciottenne, ucciso a colpi di arma da fuoco mentre era al volante del suo regalo di maturità, un terzo cadavere preso a bastonate, una comunità di religione musulmana in subbuglio. La convinzione dell’ispettore è che:

“la storia è una centrifuga. E i ‘turcs tal Friul’ di Pasolini potrebbero tornare a lasciare scie di sangue, solo che ora si chiamano ‘foreign fighters’”.

La storia scorre e Drago, ispettore contadino, avrà l’intuizione giusta per scoprire un colpevole che sembra subito, anche al lettore disattento, abbozzato un po’ frettolosamente. Il resto è un campionario, minuzioso, del modello Friuli.
Buona lettura!